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Svimez - Reazioni e commenti alle Anticipazioni sul Rapporto 2017

Amarezza, ironia e una buona dose di stimoli nei commenti a caldo alle Anticipazioni del Rapporto SVIMEZ 2017 sul Mezzogiorno.  

Stefàno interv Gel
 

Il senatore Dario Stefàno, capogruppo in Commissione Agricoltura di Palazzo Madama: "All'interno di un quadro in cui la ripresa va consolidandosi un po’ in tutto il Mezzogiorno, spiace leggere della frenata della Puglia, rispetto al positivo andamento del 2015. Dispiace ancor di più apprendere che la causa viene identificata in un rallentamento dell'agricoltura, comparto che ha un peso rilevante nell'economia regionale e che continua ad essere strategico motore di sviluppo economico”. 

“Anche alla luce della lettura dei dati - prosegue  il senatore salentino - sarebbe imperdonabile se si vanificassero gli sforzi operati dal sistema agricolo pugliese, che negli anni durissimi della crisi globale ha saputo prendere la rincorsa, spiccando un volo carico di auspici e di prospettive e che ora fa i conti con una dolorosa battuta d’arresto”. 

Svimez Italia.jpg
 

"Sappiamo - continua Stefàno - che la strada per uscire dalla spirale della crisi è ancora lunga: al Sud ci vorranno, dice anche Banca d'Italia, dieci anni di più rispetto al resto del Paese per raggiungere i livelli pre-crisi. Occorre dunque la concretezza di accompagnare i piccoli ma incoraggianti segnali di ripresa calibrando in maniera oculata la natura degli investimenti, in funzione delle vocazioni, delle ambizioni e, soprattutto, della capacità produttive e di sviluppo dei territori".   

"Il Mezzogiorno è forte, ha dimostrato di saper sopportare il peso di una crisi internazionale, valorizzando e continuando a investire sulla qualità delle produzioni e sui suoi tratti identitari, ridando impulso a settori che sembravano ormai condannati, come l'industria, che va reinterpretata in chiave di sostenibilità ambientale e sociale. Per comprimere i tempi di ripresa e collegarla a quella del resto del Paese, serve un intervento organico in grado di ottimizzare al massimo le risorse provenienti dall'Europa, connetterle alle iniziative nazionali, correggere i provvedimenti comunitari che mortificano i territori".  

Svimez Sud
 
Atraversati da vene di sarcasmo e amarezza il commento e l'analisi di Luigi d'Ambrosio Lettieri (Direzione Italia): “Nelle regioni del Sud il rischio di povertà è triplo rispetto al resto del Paese, circa 10 meridionali su 100 sono già in condizione di povertà assoluta, i dati sulla disoccupazione sono lontani anni luce dalla soglia di sicurezza, i giovani se ne vanno, ci vorranno 10 anni in più che al Centro-Nord per recuperare i livelli di crescita prima della crisi: di fronte a questo scenario governo e maggioranza non solo esultano, ma addirittura parlano di risultati positivi dovuti alle buone politiche del governo solo perché il Sud registra un PIL  cresciuto dell'1% nel 2016 rispetto allo 0,8% del Centro-Nord".
 
"Se non ci fosse da piangere, verrebbe da ridere", incalza Lettieri, "Persino il rapporto Svimez parla di "resilienza" del Sud risucchiato in una spirale in cui si rincorrono bassi salari, bassa produttività, bassa competitività, ridotta accumulazione e dunque minor benessere e più iniquità. Altro che politiche di sviluppo".
 
Lettieri presid
 
"Ma basta, servono i fatti. La verità è che le misure sinora messe in campo, se così si può dire, sono palesemente insufficienti. Le chiacchiere di questo governo si sommano a quelle dei suoi predecessori, insieme a leggi di Stabilità canaglia e interventi dai titoli roboanti, ma poveri di efficacia e di progettualità di sviluppo e prodighi di tasse, mancette e pannicelli caldi, come accade anche con Dl Sud".
 
"Una politica industriale regionale specifica per il Sud - prosegue Lettieri - affiancata da un programma di riqualificazione urbana delle città, una fiscalità di compensazione ad hoc che non sia un contenitore vuoto di risorse, ma sostenuto dal rilancio degli investimenti nelle infrastrutture, una visione complessiva che tenga conto delle peculiarità territoriali e dell’uso corretto ed efficace dei fondi europei: sono punti essenziali, ma ampiamente disattesi. Per non parlare delle Regioni che avevano fatto proprio dei settori indicati dalla Svimez nel Rapporto dello scorso anno (rigenerazione urbana, energie rinnovabili e biomasse, industria culturale, politiche giovanili, tra gli altri), a partire dalla Puglia, il loro fiore all’occhiello. Sarebbe utile capire come sono state utilizzate le risorse, se questi sono i risultati. Considerato che proprio la Puglia è tra le regioni che frena, con agricoltura e servizi al palo".
 
Marmo sciancalepore
 
"Da tempo poniamo il problema del lavoro e della necessità di realizzare un grande piano straordinario per l’occupazione, per la lotta alla povertà e il taglio delle tasse e della spesa improduttiva. La risposta sinora è stata aria fritta. È emergenza sociale”.
 
Pungenti come stilettate le riflessioni di Nino Marmo (Forza Italia): "Pollice verso alle politiche del centrosinistra nostrano anche della Svimez: la Puglia frena la crescita perché i servizi sono rimasti gli stessi e l'agricoltura, il cui peso specifico nella nostra economia è rilevantissimo, sta andando male. È questo il prodotto della cura prescritta da Vendola ed Emiliano".  
Svimez pomodori
 

"Se Vendola spendeva male - aggiunge Marmo - Emiliano non spende proprio per paura di non saperlo fare. Una circostanza fotografata e stigmatizzata anche dalla Corte dei Conti, secondo la quale la Giunta attuale non sta spendendo tutte le risorse disponibili frenando la crescita e facendo perdere opportunità al sistema. Sul fronte della crisi agricola, non siamo sorpresi: basta guardare il ritardo gravissimo della spesa del Piano di Sviluppo Rurale. Non è una polemica pret a porter, perché è sufficiente confrontare la speditezza del funzionamento del Psr in altre Regioni, come la Basilicata e la Campania, appunto. Lì gli agricoltori hanno piacere a investire e molti pugliesi comprano seminativi in Basilicata, scappando dalla nostra Puglia”.

“Speriamo che Emiliano non si svegli troppo tardi per proporre una strategia seria di governo. Non vorremmo - conclude Marmo - dover dire che la cura ha funzionato benissimo... Ma il paziente è già morto".
 
​(gelormini@affaritaliani.it(
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