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Xylella, Stefàno scrive al ministro Maurizio Martina

“La Xyella avanza e non si può continuare a discutere esclusivamente dell’autorizzazione al reimpianto o del divieto di espianto degli ulivi monumentali. O perseverare con dannosi populismi e tesi complottiste. La Scienza ritorni al centro della strategia, la sola deputata a individuare una soluzione ad un problema che ha valicato i confini originali. Il Governo si faccia carico di favorire un nuovo approccio, facendosi subito promotore di un tavolo di raccordo tra Ministero, Regione e deputazione parlamentare pugliese per condividere un percorso comune e strutturato. Il sottoscritto, ma credo che tutta la deputazione, sarà al suo fianco”. È il messaggio che il senatore Dario Stefàno, capogruppo in Commissione Agricoltura al Senato, ha lanciato in una lettera indirizzata al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Maurizio Martina ma aperta a tutto il mondo politico, a seguito della notizia di nuovi focolai di Xylella Fastidiosa in Puglia.  

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“Credo che si sia tutti consapevoli – prosegue Stefàno – che la Xylella non è la fantasia di qualcuno, ma un fatto vero, accertato, che sta continuando a procurare danni, non solo al patrimonio olivicolo, violentemente colpito.  Le battaglie, legittime, su reimpianto o divieto di espianto hanno spostato il focus della strategia per fermare l'avanzamento del batterio che, nel frattempo, ha ampiamente valicato i confini originari. Il Governo si faccia carico della necessità di riportare la discussione sugli interventi da operare per evitare il dilagare del fenomeno"

Olivicolo Martina Bari
 

"Il focus sulle attività di monitoraggio e contenimento – scrive ancora Stefàno - è stato letteralmente messo da parte dal momento in cui si è deciso di abbandonare il piano Silletti, elaborato, è bene ricordare, con il supporto della scienza nella piena osservanza delle norme comunitarie e nazionali che regolano la complessa materia delle fitopatie. È tempo che la politica smetta di introdursi nella valutazione dei risultati scientifici: noi non siamo "deputati" ad individuare la cura del batterio. Quello è un compito che spetta alla scienza”.

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“Semmai - prosegue - siamo chiamati a trovare da una parte, soluzione ai problemi che il batterio sta procurando agli agricoltori, ai vivaisti, al patrimonio ambientale e paesaggistico, recuperando le risorse necessarie a fronteggiare un fenomeno che rischia di diventare irreversibile anche da un punto di vista sociale. Dall'altra, a fornire adeguate risorse alla comunità scientifica, affinché possa trovare una cura al patogeno”.

"Evitiamo che la discussione tecnico-scientifica – ha concluso -  si trasformi in un tema strumentale a interessi di parte. Solo in tal modo la politica contribuirebbe a restituire credibilità alla scienza, colpita da teorie antiscientifiche infondate e da qualche scelta amministrativa distratta. Ora serve, subito, un altro approccio".

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