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Ritorna il festival "le voci dell'inchiesta"

RITORNA IL FESTIVAL LE VOCI DELL’INCHIESTA: DA MERCOLEDÌ 13 A DOMENICA 17 APRILE A PORDENONE LA NONA EDIZIONE DEL FESTIVAL DI CINEMAZERO DEDICATO ALL’INCHIESTA, AL DOCUMENTARIO D’INDAGINE E AL “CINEMA DEL REALE”, CON ANTEPRIME DI DOCUMENTARI ITALIANI E INTERNAZIONALI

Aprire uno sguardo sulla più stretta attualità – dai cambiamenti del costume all’evoluzione geo-politica internazionale, dalle trasformazioni sociali, ai nuovi linguaggi mediatici fino alla situazione dell’ambiente che ci circonda – è da sempre il centro del festival di Cinemazero Le Voci dell’Inchiesta, che torna a Pordenone tra mercoledì 13 e domenica 17 aprile con la sua nona edizione. L’appuntamento con uno dei festival più originali del panorama nazionale, quest'anno vede nel “cinema del reale” il cardine attorno al quale ruoteranno gli incontri ed omaggi ai protagonisti del cinema e del giornalismo, articolati in una trentina di appuntamenti, tra eventi e proiezioni di documentari italiani e internazionali, selezionati nei più importanti festival del mondo (IDFA, Scheffield Doc/Fest, Götheborg, Toronto, Tribeca, New York Doc...), molti dei quali in anteprima assoluta per l’Itala.
 
Il ricco palinsesto offrirà un’ampia panoramica sui temi oggi cruciali, a partire dal fenomeno migratorio senza precedenti che sta attraversando l’Europa: una fuga dalle guerre e dalla miseria che si infrange davanti a nuovi confini, nuovi muri di filo spinato che percorrono Paesi che ancora portano i segni di una guerra vicina e sconvolgente, come racconta una delle attese anteprime nazionali di questa edizione: The fog of Srebrenica, film sui sopravvissuti al più grande massacro avvenuto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. In una settimana, a partire dall'11 luglio 1995, 8.372 uomini e ragazzi bosniaci di religione musulmana sono stati uccisi dalle truppe serbo-bosniache. Il documentarista bosniaco Samir Mehanovic ha raccolto le strazianti testimonianze di alcuni sopravvissuti, soprattutto donne. Persone che inevitabilmente faticano a venire a patti con il proprio doloroso passato e allo stesso tempo cercano di sopravvivere in uno dei paesi più poveri e trascurati d'Europa.
Nell'incredibile anteprima nazionale di "Walls" i registi Pablo Irapuru e Miguelanxo Molina hanno esplorato il paradosso per cui, in un mondo sempre più diviso, le persone siano sempre più vicine per aspirazioni e desideri. Con la sua potenza visiva "Walls" – che ha la menzione speciale ai festival di San Sebastian e all'IDFA di Amsterdam - raggiunge  i confini ai quattro angoli del mondo – Spagna e Marocco, U.S.A e Messico, Sud Africa e Zimbabwe, Israele e Palestina. Il film presenta un’esperienza cinematografica rarissima, di un’intensità folgorante: si cammina accanto ai fuggitivi, si cerca di scavalcare i muri insieme a chi cerca di migrare, si teme per la propria incolumità, quasi schivando le pallottole e le percosse che i protagonisti ricevono. Si vede con evidenza fragorosa l'orrore e la somiglianza di tutti i muri.
 
Ancora un’attesa anteprima italiana con il documentario canadese del 2015 Guantanamo’s child. I bambini che tirano le bombe e uccidono soldati americani vengono puniti rinchiudendoli in prigioni di massima sicurezza, allontanandoli dalla famiglia, facendoli crescere in cattività e, una volta adulti, sottoponendoli a processo. Poi la punizione comincia ufficialmente. E' quello che è successo a Omar Khadr, classe 1986, ora cittadino canadese. Khadr fu catturato dalle forze americane quando aveva 15 anni, dopo un combattimento di quattro ore tra talebani e militari statunitensi, in Afghanistan. Nel lancio delle granate perse la vita un soldato americano. Dopo aver trascorso metà della sua esistenza dietro le sbarre, tra cui una decina di anni nel campo di detenzione di Guantanamo, dove era il prigioniero più giovane, Khadr è stato rilasciato nel maggio del 2015
 
Di sconcertante impatto è anche Credit for Murder dell’ex soldato israeliano Vladi Antonevicz, che getta un’inquietante luce sui gruppi di neo nazisti presenti e tollerati in Russia, fenomeno in rapida crescita in tutta Europa. Tutto inizia nel 2007, quando su YouTube appare un video shock dal titolo «Decapitazione di un daghestano e di un tagiko». Due anni dopo il regista decide di indagare sul caso, infiltrandosi – lui, ebreo - per sei lunghi anni in uno di questi gruppi di neo nazisti, mostrando al mondo le atrocità che compiono nella totale impunità e con la collusione del governo russo.
Una produzione USA/Ucraina
racconta il crollo dell’Unione Sovietica del 1991 e di tutti i suoi servizi sociali: il risultato devastante è che alla fine degli anni Novanta c'erano circa 160.000 ragazzini senza casa che vivevano per le strade dell'Ucraina, esposti allo sfruttamento sessuale e alla tossicodipendenza. l'ex soldato sovietico, Gennadiy Mokhenko cominciò a operare con nome "Crocodile Gennadiy", con metodi sicuramente poco ortodossi: prende con sè i giovani senzatetto che trova per le strade ucraine, li carica nel suo furgone e li rinchiude nella sua clinica, una fattoria dove sono costretti a disintossicarsi. Durante gli ultimi tre anni il regista americano Steve Hoover ha seguito Crocodile Gennadiy girando un documentario che arriva dal festival di Tribeca a Pordenone in prima nazionale.
 
Analizzare i nuovi media e i fronti più innovativi del giornalismo e dell'analisi politica è tra le caratteristiche del Festival dell’Inchiesta. Spicca in quest’ambito l’anteprima nazionale di “Requiem for the American Dream”: un dialogo durato 4 anni tra i registi Peter Hutchison, Kelly Nyks, Jared P. Scott e il filosofo, linguista e attivista politico Noam Chomsky,
in cui si espone il profetico decalogo che ha portato la società americana (ma forse l'occidente tutto) a una disuguaglianza senza precedenti nella Storia. Chomsky, tracciando mezzo secolo di politiche volte a favorire i più ricchi a spese della maggioranza, mette a nudo le drammatiche conseguenze di queste scelte: la progressiva scomparsa della classe media, l'eliminazione del salario di sussistenza, il collasso del sogno di una casa di proprietà, i costi alle stelle per un'istruzione superiore, gli studenti a soffocati dai debiti, e la perdita della solidarietà in favore di un individualismo esasperato.
 
La ricognizione sui festival internazionali ha poi fatto emergere la necessità di raccontare i nuovi modelli di famiglia che si impongono ormai in tutto l’occidente. In Gaybay Baby, ancora in anteprima italiana assoluta a Pordenone, si parla delle famiglie omogenitoriali e famiglie di coppie omossessuali attraverso la voce diretta dei figli. Il documentario di Maya Newell, cresciuta lei stessa da due madri, colma questa lacuna, raccontandoci la vita quotidiana di Gus, Ebony, Matt e Graham, quattro bambini australiani tra i 10 e i 12 anni, figli di coppie gay e lesbiche. Un ritratto emozionante e vero di che cosa significa essere una famiglia moderna e dover affrontare il pregiudizio della comunità in cui si vive, raccontato con gli occhi e le parole dei diretti protagonisti.
 
Non poteva mancare un argomento “must” del festival a questa nona edizione delle Voci dell’Inchiesta: la coscienza ecologica ed ambientale. È lo chef-attivista austriaco David Gross a mostrare in Wastecooking: make food, not waste, come combattere lo spreco alimentare creando deliziose pietanze con l’utilizzo di alimenti destinati alla spazzatura. Ospite della serata accanto al regista austriaco, l’agroeconomista Andrea Segrè, tra i massimi esperti internazionali di spreco alimentare. A precedere la proiezione un aperitivo anti-spreco per circa 200 persone: uno chef emergente preparerà per il pubblico del festival una serie di stuzzichini realizzati con un utilizzo della materia prima che non prevedere di gettarne alcuna parte.
 
Nel film Cowpiracy, in programma nella mattinata di sabato 16 aprile, si esplora, invece, l'impatto dell'allevamento e dell'industria animale sull'ambiente. L’allevamento di animali da molti è considerato come la principale causa di deforestazione, consumo d’acqua, inquinamento e produzione di effetto serra. Cowspiracy - che si basa su dati scientifici e statistici mutuati dalle ricerche degli ultimi anni fatte da grandi organizzazioni internazionali come Fao, Science Mag, Nasa, World Watch - è stato finanziato grazie a una campagna di crowdfounding e l’attore Premio Oscar Leonardo Di Caprio ha deciso di “adottare” il film diventandone il produttore esecutivo per aiutarne la diffusione.
 
Un omaggio sarà dedicato quest’anno alla regista e sceneggiatrice Liliana Cavani, di cui si vuole ricordare la produzione documentaristica d'inchiesta, meno conosciuta, ma che segnò l'esordio della sua carriera cinematografica (12 i  documentari realizzati, tra il 1961 e il 2012), facendo proprio lo strumento dell'“indagine della realtà”, chiave anche per la realizzazione dei suoi film di finzione.
Un tributo importante  anche perché corroborato da numerosi documenti inediti che Cinemazero custodisce nel suo prezioso Archivio, fra registrazioni audio e scatti mai visti raccolti da Deborah Beer sul set della Cavani. Sabato 16 aprile Liliana Cavani incontrerà il pubblico del festival.
 
La serata di apertura del festival, mercoledì 13 aprile, sarà interamente dedicata al 40.mo anniversario del terremoto in Friuli, un evento catastrofico che nel maggio del 1976 distrusse interi paesi, lasciando senza casa oltre 200.000 persone. In prima linea nel raccontare le devastazioni, i danni, i soccorsi, ma anche la tenacia dimostrata dai friulani nell’opera di ricostruzione, una serie di agguerriti inviati della Rai, tra cui Gianni Minà, Paolo Frajese, Bruno Vespa. E proprio la voce di Minà e del collega Rai Edek Osser accompagneranno una serata piena di contributi video con la proiezione di immagini sinora inedite.
 

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