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Roma
"Adoriamo il dio serpente". Donne e uomini come schiavi

di Tiziana Galli

Il serpente si sa è una delle immagini più potenti che l’intera cultura umana conosca. Non esiste civiltà, ad Oriente o ad Occidente, che non l’abbia adorato, rappresentato, o  utilizzato per gli scopi più svariati. Simbolo stesso di fertilità, immortalità e trasmutazione il serpente cambia la sua muta e rinnova la sua pelle ogni anno. Quando si morde la coda simboleggia l’eternità e, per la tradizione indiana, il fatto che viva nelle profondità sotteranee lo rende simbolicamente creatura semidivina e costode dei segreti più preziosi della terra. Nella cultura asiatica il serpente Kundalini, avvolto alla base della colonna vertebrale, allude all’energia vitale che viene risvegliata attraverso la meditazione e, in molti miti e antiche leggende, si incontrano serpenti che esprimono la loro gratitudine donando perle.

La seduzione di un’immagine così potente ed efficace ha stimolato da sempre grandi artisti e designers ed a Palazzo Braschi, il Museo di Roma a ridosso di Piazza Navona, si inaugura il 10 marzo una mostra ideata e realizzata da Bulgari con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura. La mostra è a cura di Lucia Boscaini, Bulgari Heritage Curator e del Dipartimento Brand Heritage della Maison stessa. “SerpentiForm”, promossa da Roma Capitale, con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è l’omaggio che la Maison Bulgari dedica a un’immagine millenaria alla quale è particolarmente legata. E’ negli anni quaranta dello scorso secolo, infatti, che Bulgari ha cominciato ad utilizzare il serpente come fonte d’ispirazione per i suoi flessuosi orologi-bracciale divenuti, negli anni, icona stessa della casa. L’allestimento presenta i modelli più antichi della nota gioielleria cominciando dai primi modelli dei “serpenti Bulgari” realizzati con la tecnica Turbogas per arrivare alle ultime creazioni con scaglie d’oro e smalti policromi. Ma il serpente negli ultimi cento anni, con la stessa forza ha ispirato anche artisti come Keith Haring, Niki de Saint Phalle, Paul Klee, Joana Vasconcelos di cui alcuni pezzi sono presenti qui a Palazzo Braschi.

Ad affiancare le opere pittoriche sono presenti degli storici scatti di giganti della fotografia come Robert Mapplethorpe, Helmut Newton, Peter Hujar e Guido Mocafico. Un percorso multisensoriale per celebrare la seduzione e la vanità, la forza e la rigenerazione, la sinuosità e l’ eleganza del serpente, l’animale totemico che ha affascinato donne e uomini conquistando anche il mondo della cellulosa. A Palazzo Braschi, infatti, saranno presenti, oltre ad una serie di abiti vintage dei maestri della moda italiana, anche creazioni teatrali e cinematografiche che hanno fatto epoca, come ad esempio, gli abiti leggendari indossati da Elisabeth Taylor nel film del 1963, “Cleopatra”. Un tributo ricco di suggestione volto a sottolineare ulteriormente il profondo legame esistente tra rettile, femminilità e potere.

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