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Roma
Amatrice, la rabbia dei terremotati contro i giornalisti “sciacalli”

di Valentina Renzopaoli

Terremoto ad Amatrice, giornalisti “sciacalli” e assetati di audience: dopo il dolore, l'ira dei terremotati esplode sui social contro il sisma che diventa spettacolo e contro i giornalisti che “esprimono giudizi” e “puntano il dito”. Sulle bacheche di facebook e di twitter si moltiplicano post e commenti contro cronisti che si infilano ovunque, alla ricerca del “pezzetto in cui mettere numeri a casaccio”, delle lacrime che fanno ascolti, delle domande senza senso.
Dov'è il confine tra informazione e speculazione? Dove finisce il diritto di riportare storie e notizie, e dove inizia la violazione dell'intimità del dolore?
Un dibattito che la comunicazione social alimenta e moltiplica, smuovendo la rabbia di chi si sente privato, oltre che della casa, dei ricordi, della vita di persone care, pure della privacy e del diritto di disperarsi senza ritrovarsi sotto la luce dei riflettori o, addirittura, in diretta tv.

La lettera aperta

Caro signor Vespa,
faccio parte dei sopravvissuti, di quelli la cui casa ha retto la scossa delle 3.40 e poi quelle successive. Ma non c'è differenza tra chi è vivo e chi è morto, perché dentro lo siamo tutti...Ed i morti sono di tutti. Il dolore, la paura ed i ricordi, possono essere capiti solo da noi. La macchina dei soccorsi ha funzionato e sta funzionando in un modo fantastico, tanto da dover dire che siamo anche in troppi. Ma quello che non sta funzionando, siete proprio voi, voi giornalisti, con il vostro modo di fare, trarre conclusioni, criticare, alzare il dito e parlare. Parlare di ripresa economica legata ad una tragedia del genere è peggio di vedere gli sciacalli entrare in quello che rimane delle nostre case...trarre le vostre conclusioni è peggio di una scossa di terremoto, dire Norcia ha retto, senza aggiungere che lo è perché sono arrivati i fondi dopo il terremoto che l'aveva fatta piangete, è volere solo fare audience. Ma che ne sapete delle comunità montane, di come vivono, dei problemi che ogni giorno affrontano, del lavoro che c'è dietro affinché non muoiano? Ma che ne sapete di quello che proviamo, di come ci fa sentire quella terra che tanto amiamo e che ci ha tolto tutto? Voi non sapete nulla...siete la razza peggiore. Sonia M.

I commenti dalla rete

State facendo nomi e cognomi. State facendo carne da macello di chi ha perso familiari e amici. State cucinando in un unico calderone la vita delle persone, forti del consenso popolare, del "dalli all'untore!" anche se sapete benissimo che sarà la magistratura - e non voi - a stabilire se un untore c'è stato. Avete rovistato tra i lutti per tirare fuori storie da copertina. E adesso che le storie tristi sono finite, voi sparate ad alzo zero nei confronti di chi oggi piange per il suo popolo, per il mio popolo.
Io non vi giudico come invece voi state facendo, fottendovene delle indagini dei pm, pensando esclusivamente a fare il pezzetto in cui mettete numeri a casaccio, riportate cifre in centinaia di milioni di euro quando invece sono centinaia di migliaia di euro. Voi che siete venuti nelle case degli amatriciani senza conoscere il territorio, senza sapere quanto fosse estesa la Conca, senza nemmeno essere andati su Wikipedia, chiedendo a me se l'Amatriciana fosse un piatto di Amatrice. Voi che oggi vi spacciate per profondi conoscitori di una realtà che affonda le proprie radici in una Storia che ignorate. A giudicarvi ci penserà la vostra coscienza, e forse un giorno Dio. Daniele G.

Che schifo! Questo tiro al bersaglio ormai è una sceneggiatura scritta e riscritta. Una volta il giornalismo era la ricerca della verità, il racconto della cronaca, oggi è solo sensazionalismo. È consuetudine, eppure mi stupisce sempre. Mi domando come possiamo combatterlo, perché dobbiamo trovare un modo per combatterlo. Fabiola

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