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Roma
Arte, Museo Centrale Montemartini: il nuovo restauro che incanta il pubblico

di Maddalena Scarabottolo

Eurisace e Atistia tornano a incantare il pubblico al Museo Centrale Montemartini di Roma. Il restauro dell'antico rilievo funerario rientra all'interno dell'iniziativa i “Capolavori da scoprire” promossa da Roma Capitale e a cura della Sovrintendenza Capitolina ai beni culturali.

 

È un miracolo averlo di nuovo esposto nelle sale di un museo se pensiamo che è rimasto nei depositi dagli anni '90. Il gruppo scultoreo di Eurisace e Atistia fu esposto alle intemperie per circa tre secoli, inglobato per oltre 1000 anni dentro le mura tardo antiche e poi di nuovo esposto all'aperto nel 1838 fino all'arrivo in museo solamente negli anni '50 del Novecento. Il rilievo restaurato accoglierà i visitatori nella Sala Colonne poco prima di entrare nella galleria dedicata ai ritratti repubblicani.

Il rilievo faceva parte dell'imponente sepolcro di Eurisace in zona Porta Maggiore dove oggi sono ancora visibili le antiche vestigia. Il reperto raffigura il fornaio liberto Marco Virgilio Eurisace e sua moglie Atistia. Il gruppo scultoreo è importante non solo dal punto di vista storico artistico ma anche perché attesta la funzione sociale del committente. Eurisace infatti, grazie all'attività di fornaio descritta realisticamente nei rilievi riguardanti la sommità del piano superiore del sepolcro, si fece costruire una tomba di dimensioni tali da mettere in risalto la sua persona e la sua fortuna a perenne memoria.

Grazie a una ricostruzione plastica del monumento che riproduce il contesto architettonico, realizzata in base agli schizzi di Luigi Canina e proveniente dal Museo della Civiltà Romana, si può vedere come il gruppo scultoreo sorgesse sulla facciata orientale del sepolcro. I coniugi sono posti in posa frontale ma con il capo rivolto l'uno verso l'altra, movimenti che evidenziano il legame d'affetto che li univa in vita. A testimonianza di questo aspetto, per l'occasione, è giunta in prestito dal Museo Nazionale Romano anche l'epigrafe di Atistia dove Eurisace ricorda, con parole di lode, la sua amata defunta.

Il rilievo è realizzato in marmo pentelico (proveniente dal monte omonimo, situato in Attica, presso Atene): un unico blocco scavato per gran parte dello spessore così da permettere alle figure di emergere dal fondo raggiungendo una lavorazione quasi a tutto tondo. Gli abiti della coppia attestano la moda in voga negli anni centrali del I secolo a.C.. Eurisace infatti indossa una toga drappeggiata e Atistia è avvolta nell'ampio mantello portato sulla tunica. L'uomo inoltre mostra nei lineamenti un vivido realismo dei segni del tempo mentre la donna presenta i capelli divisi in bande laterali da una scriminatura centrale e poi raccolti in un'altra crocchia composta di trecce. Tali elementi sono tutti riconducibili alla moda e alla ritrattistica tardo repubblicana.

In occasione del restauro e della pulitura delle superfici si è voluto offrire una lettura più completa dell'opera restituendo alla figura di Atistia la testa, mancante dal 1934 anno in cui fu rubata. Gli studi eseguiti per la realizzazione del volto in gesso si sono basati su foto scattate pochi anni prima del furto, quando il rilievo era ancora esposto all'aperto lungo le mura presso Porta Maggiore. La testa in gesso è comunque solo appoggiata al busto femminile, garantendo così in futuro la massima reversibilità dell'intervento.

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