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Roma
Attacchi di panico: per lo psicologo Pietro Scurti è solo paura di vivere

Il respiro si ferma, le mani tremano, lo stomaco si stringe, un sudore freddo percorre il corpo. La morte si para davanti agli occhi come unico possibile esito di questa infinita sofferenza. La corsa in ospedale, sintomi che assomigliano ad un infarto, il paziente impotente e imbambolato racconta confuso che si sente morire.

 

“No! Non è il cuore che si sta fermando, afferma lo psicoterapeuta della Società Italiana di Psicologia e Psicoterapia Relazionale, Pietro Scurti, piuttosto è la propria esistenza che non decolla”.

Secondo il portale prevenzione-salute.it che ha intervistato il dottor Scurti, in Italia ne soffrono oltre 10 milioni di persone. Uno stato d’ansia violento che vede soffrirne uomini e donne quasi in egual modo. Alcuni pazienti raccontano che non escono di casa da anni, o che hanno percorsi stabiliti entro ai quali “si sentono più o meno al sicuro”, altri non guidano più da soli o hanno parcheggiato l’auto e si muovono solo a piedi. Altri ancora, prosegue lo psicoterapeuta, sono giovani ragazzi che attendono la crisi come un terremoto che dovrà verificarsi, vivendo l’attesa in maniera spasmodica e coinvolgendo l’intero sistema familiare.

Quali possono essere i fattori scatenanti di questi stati d’angoscia?
“Quello che comunemente definiamo attacco di panico è uno stato d’allerta ed in quanto tale viene a segnalarci qualcosa che nella nostra vita non va o si è bloccato. Qualcosa a cui nell’arco del tempo non abbiamo dato la giusta attenzione, scelte non fatte, emozioni non espresse, relazioni non soddisfacenti. Situazioni insomma da tempo evitate e represse attraverso una overdose di silenzi, azioni o comunicazioni di copertura, funzionali allo spostamento del focus, dal disagio interiormente vissuto alla facciata mostrata al mondo”.

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LEGGI L'INTERVISTA INTEGRALE SU PREVENZIONE-SALUTE.IT

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