Bambini deformi e teste volanti: l'arte sfida i tabù. "Rebirth" sbarca a Roma
Le opere del duo sardo “I Santissimi” in mostra alla White Noise Gallery
Bambini deformi, uomini-animali e teste "volanti" su un trespolo. La mostra tabù tra horror e fantascienza sbarca a Roma: dal 24 marzo arriva "Rebirth".
A metà tra arte e provocazione, tra la fragilità e la mostruosità dell'essere umano. Le anatomie impossibili e deformi di Sara Renzetti e Antonello Serra, duo sardo noto come "I Santissimi", arrivano a Roma, inaugurando un'esposizione coraggiosa e concettuale, un unicum nel suo genere per la Capitale. È Rebirth”, l’esposizione curata da Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti della White Noise Gallery, visitabile dal 24 marzo. Utilizzando il corpo umano, il duo di artisti indaga il ciclo di nascita e morte attraverso delle installazioni visivamente e concettualmente potentissime, aprendo agli interrogativi e ai problemi storici dell'uomo.
Sfruttando una tecnica di modellazione del silicone, successivamente cristallizzato nella resina, i Santissimi creano sculture a misura umana (specchio riflesso surreale dello spettatore) di corpi indeboliti e crudelmente imperfetti, portatori di deformazioni emotive e fisiche. Corpi dagli occhi chiusi ed il volto impassibile. Corpi disturbanti ma immersi in una calma irreale, frutto di un'angoscia esistenziale e dell’incompletezza come condizione inevitabile dell’esistenza. Ogni opera suggerisce la promessa di un movimento che non arriva mai, dilatando il tempo in un unico, infinito attimo. E tra angoscia e malinconia, si susseguono fossili anatomici e corpi da incubo, fino ad arrivare a una scultura come “Mom”, per la prima volta in esposizione, in cui la forma torna all’origine e la carne diventa pura materia da plasmare, embrione indefinito che evoca inquietudini ancestrali.
La potenza delle immagini dei Santissimi, in mostra fino al 21 aprile, sconvolge e riscrive il concetto di pudore, di morbosità, di corpo in un orizzonte che attinge al cinema del primo David Cronenberg, ad alcune metamorfosi di Jan Fabre e al "corpo senza organi” teorizzato da Antonin Artaud.
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