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Roma
Banda della Magliana: morto Antonio Mancini l'Accattone. Nel 94 si era pentito
Antonio Mancini, l'Accattone

E' morto a 75 anni Antonio Mancini, soprannominato 'Accattone', tra i personaggi che hanno fatto la storia criminale della Banda della Magliana.

Mancini, che dal 1994 era diventato un collaboratore di giustizia, ha ispirato il personaggio di Ricotta in Romanzo Criminale.

Dal  carcere ai libri e alla tv

Uscito da carcere, Mancini ormai pentito è sempre più spesso in tv per raccontare gli anni della banda - ha lavorato per un'associazione che si occupava di disabili nelle Marche e poi si è dedicato anche alla scrittura, con la giornalista Federica Sciarelli della sua biografia “Con il sangue agli occhi” e del romanzo scritto da solo, “Qualcuno è vivo”, storia di criminalità ambientata nel quartiere di San Basilio dove è nato.

La sua storia criminale

Mancini, soprannominato anche 'Zio Nino', oltre che 'Accattone' ("proprio per l'ammirazione che ho sempre avuto per Pasolini", dichiarò), è stato uno dei protagonisti della criminalità romana tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '90. La sua carriera criminale è iniziata da giovanissimo ed è stato uno dei capi della Banda della Magliana insieme a Danilo Abbruciati (detto 'Er camaleonte'), Franco Giuseppucci (detto 'Er negro'), Maurizio Abbatino (Er Crispino) ed Enrico De Pedis (detto Renatino o Il Presidente).

Nato a Pescara, cresciuto a San Basilio

Nato a Castiglione a Casauria, in provincia di Pescara, il 4 febbraio 1948, Mancini è cresciuto a Roma, nel quartiere di San Basilio, dove con la sua famiglia si è trasferito all'età di 11 anni. E' diventato membro della Banda della Magliana all'inizio degli anni '80 per diventarne poi uno dei protagonisti. Nel 1994 ha scelto di collaborare con la giustizia aiutando gli inquirenti a svelare alcuni misteri dei fatti di cronaca nera degli ultimi trent'anni: dal delitto Pecorelli al ruolo della Banda nelle ricerche della prigione di Aldo Moro fino all'agguato a Enrico De Pedis.

Il caso Orlandi e la "chiamata" a De Pedis

Negli anni 2000, Mancini è tornato alla ribalta della cronaca per alcuni dichiarazioni sul coinvolgimento di De Pedis riguardo al rapimento di Emanuela Orlandi che tuttavia non si rivelarono fondate. "Se i pentiti parlano poco - sottolineò Mancini in una intervista all'Adnkronos - è perché sanno che più alzano il tiro più diminuisce la possibilità di uscirne fuori vivo. Questo vale anche per il caso Orlandi. Sono convinto che mi porteranno al processo ma io non ho problemi perché so quello che dico".

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