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Roma
Bertolaso, storia di un mese da candidato. Ma la sua "avventura" è appena cominciata

di Marco Zonetti


“Ribadiamo la nostra convinta scelta e il nostro deciso sostegno a Guido Bertolaso” aveva dichiarato con fermezza Silvio Berlusconi da Palazzo Grazioli qualche giorno fa, negando per l’ennesima volta ripensamenti e cambi di passo. “Riteniamo che Bertolaso sia l’unico tra i candidati sindaci in campo in grado di risollevare la Capitale d’Italia”, rincarava l’ex premier rinnovando la fiducia incondizionata al suo protetto. Peculiare dunque, seppur non inatteso, cambio di passo da parte di Mister B. pochi minuti fa: "Con il dottor Guido Bertolaso abbiamo deciso di sostenere e fare nostra la candidatura dell'ingegner Alfio Marchini. […] Guido Bertolaso […] oggi si è reso disponibile a ritirare la sua candidatura per convergere su quella nelle migliori condizioni per vincere”.
Mister Emergenze, dunque, si ritira (o viene ritirato) dalla competizione a favore del suo ideale “nipote” Alfio Marchini, quando invece fino a qualche ora fa procedeva nella bonaccia della campagna elettorale come un coraggioso capitano d’altri tempi che i detrattori davano sempre per pronto a tornare in porto e che invece continuava incurante a solcare il mare piatto verso la scadenza del 5 giugno. Una sorta di capitano McWhirr come descritto nel Tifone di Joseph Conrad, ma ahinoi senza il tifone per l’appunto, visto che la corsa al Campidoglio è la più statica e moscia degli ultimi trent’anni e che, per dare una scossa alla campagna per le amministrative capitoline, era inutile aggrapparsi alle promesse rivoluzionarie del m5s: il vento dello tsunami sbandierato dai grillini per rivitalizzare la capitale è stato sostituito dai ben meno sediziosi colpi di phon per ravvivare la chioma di Virginia Raggi.
Sorta di versione più aitante di Berlusconi, Bertolaso proseguiva imperterrito a portare la fiaccola del Cavaliere passando con sobria eleganza – maglioncino blu d’ordinanza, camicia chiara, lieve abbronzatura – da un mercato all’altro, di radio in radio, da un salotto televisivo a quello successivo, schivando gli affondi che gli arrivavano da più parti, in particolar modo dalla fronda di alcuni berlusconiani doc e dal fuoco “amico” dei loro sodali/alleati. Insultato in TV da Alessandra Mussolini dopo le dichiarazioni “pro rom”, rinnegato dal coordinatore Fazzone, respinto da Salvini, sconfessato dalla Santanchè, il candidato azzurro reagiva sempre da “uomo del fare” e, attraverso una comunicazione ridotta all’osso, affrontava stoico la malaparata come un tempo si sottoponeva alle interviste post-emergenze sul territorio italiano: voce misurata, modi cortesi, aplomb da diplomatico consumato, si lasciava scivolare le critiche sui binari dell’indifferenza. Proseguendo dritto per la sua strada come il Gene Hackman del “Braccio violento della legge”, che ricorda un po’ fisicamente, arrivava perfino a dirsi favorevole a un ruolo “tecnico” in una eventuale giunta Giachetti allo scopo di scongiurare un’imminente emergenza rifiuti come a Napoli.
In tutto questo fuoco di fila di attacchi e di colpi bassi, l’ex responsabile della Protezione Civile finiva per suscitare una sorta di slancio protettivo stile “Salvate il soldato Guido” che gli attirava plausi inaspettati, fenomeno che poteva non essere intercettato dai sondaggi, spesso attendibili quanto gli oroscopi o i vaticini dei chiromanti. E tuttavia, oggi Berlusconi ha detto stop come il Big Ben dell’indimenticato “Portobello”, chiudendo la corsa a sindaco del suo protetto, pur sottolineando che “Roma e l’Italia avranno ancora bisogno di lui”. Parole che prefigurano un ruolo di primo piano in una eventuale giunta Marchini, nel caso questi diventasse sindaco, o addirittura un ruolo di ministro in un futuro governo nazionale? Lo sapremo presto.
Speculazioni a parte, è inevitabile tuttavia che, fin dall’annuncio della sua candidatura, la domanda sulla bocca di tutti sia stata: Guido Bertolaso arriverà al 5 giugno o si ritirerà favorendo un rivale? A tutt’oggi risultava questo l’unico elemento di suspense delle soporifere amministrative romane, e dopo questo ulteriore colpo di scena benché “telefonato”, se è vero il detto “purché se ne parli”, in questa campagna elettorale capitolina Guido Bertolaso ha vinto a mani basse. Soprattutto perché si ha la sensazione che la sua avventura, quella forse più importante, sia appena iniziata.

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