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Roma
Boom cybersicurezza. "Priorità è assumere"

di Enea Nepentini *

La sicurezza digitale è una priorità, coinvolge ogni aspetto della nostra vita, dal pubblico al privato attraverso tutti i settori e le attività economiche. Alcuni campi risultano certamente  essere più esposti, la difesa, la finanza, l’economia ma anche la sanità e l’ambiente per arrivare al singolo cittadino.
Per questo sono emblematiche le parole sul tema di Giampiero Massolo, direttore del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza che coordina il nostro servizio segreto interno, l’Aisi e quello internazionale, l’Aise, il direttore oltre che grande esperto sostiene che la cyber security è la nuova frontiera dell’intelligence e opera a un livello visibile e a un livello sommerso.
Il dibattito sui temi è diventato d’attualità in queste ultime settimane, innumerevoli gli incontri e framework su diversi livelli di approfondimento, interessante quello recentissimo dell’Università La Sapienza di Roma dove è intervenuto – tra gli altri – il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Marco Minniti, (Autorità Delegata per la Sicurezza della Repubblica).

E’ confortante vedere allo scoperto personalità ed esperti su questi temi, è un “segno” e una volontà di un Paese avanzato e democratico, l’autorevolezza in campo è elevatissima, seppur alcune insidie permangono nel delicato processo di costruzione di una valida e stratificata protezione cyber del nostro Paese.
La difficoltà nasce dalla stessa natura della rete, capace di connettere apparati tecnologici di ogni genere in qualsiasi area del pianeta, accessi che permettono navigazioni di ogni tipo, anche con scopi delittuosi, fraudolenti. Per questo una protezione seria deve essere necessariamente coordinata con player come Google, Twitter, YouTube e tanti altri sistemi oramai entrati nella vita comune professionale e privata. Non solo, in un quadro che vede l’Italia parte di un mosaico internazionale, vanno considerate le nostre eccellenze tecnologiche soprattutto nello sviluppo di sistemi di protezione e difesa dati nazionali, assieme alle conoscenze worldwide, ad esempio Israele.
E’ evidente che lo sviluppo economico del nostro Paese passa attraverso una dotazione di sicurezza avanzata, del resto gli attacchi informatici registrano paurose percentuali di incremento, 38% secondo le più autorevoli ricerche, per non parlare della valorizzazione dei danni già provocati fino ad oggi, si stimano nove miliardi di euro!
Una Cyber Security che funziona è totalmente disconnessa per modalità di funzionamento e gerarchia dal passato, deve considerare l’ambiente complesso a cui si riferisce, dal mondo civile a quello militare in costante dialogo, uno scenario unico internazionale capace di valutare, prevenire e agire dalla playstation al big data.
La politica e le istituzioni sembrano aver raggiunto finalmente questa considerazione, certo vi è ancora molto da fare e non solo in termini organizzativi domestici, si devono valutare accordi bilaterali sul tema, cooperazioni con Paesi diversi ed obiettivi di condivisione molteplici!
Gran parte dei fondi stanziati per questo tipo di difesa andranno investiti in risorse umane, il nostro Team Cyber Italia deve eccellere in coerenza con la nostra posizione economica mondiale,  deve essere un bene di tutti i cittadini italiani, avere un proprio ruolo e una propria responsabilità.
Il rischio, volendo prendere scorciatoie e strade diverse è elevato: si potrebbe diminuire l’effetto degli  investimenti e disperderli, troppi interessi esterni, attività frammentate sviluppate da privati porterebbe l’Italia ad una pericolosa vulnerabilità. E’ giusto coinvolgere la società civile e anche le nostre imprese più qualificate, queste potranno offrire il proprio contributo e avere in cambio un know how certamente utile.
Ci troviamo oggi davanti ad un percorso nuovo, l’elevata competenza dei nostri servizi di intelligence deve essere parte determinate del progetto, ci vuole una regia capace assieme ad una volontà di innovare puntando a quanto di meglio noi italiani sappiamo fare.
Idealmente si potrebbe contare su una governance illuminata che aggrega il nostro mondo civile e militare avanzato, ambienti diversi con al centro il progetto Cyber, un gruppo di giovani nativi digitali straordinari, connessi e capaci di fronteggiare le sfide di sicurezza del prossimo decennio.

 * Esperto in materia, dal 2002 al vertice di Consilium Comunicazione, organizzazione attiva su progetti complessi di consulenza, nel 2014 ha siglato il “Memorandum of Understanding” con NATO Rapid Deployable Corps, la partnership sull’informazione.

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