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Roma
Caccia nei parchi: stop di Legambiente. Appello alla Regione: “No ai fucili”

Caccia, selettiva, nei Parchi Regionali. Legambiente lancia un appello all'Assessore all'ambiente Enrica Onorati, chiedendo di tenere fuori i fucili dalle aree protette.

 

Rilanciare il mondo dei parchi e difenderli dalla caccia, soluzione non efficace contro il contenimento di problemi ormai cronici come quello dei cinghiali. Legambiente lancia una contro-proposta alla Regione Lazio attraverso una lettera ufficiale, chiedendo di fermare le modifiche di legge alla 4/2015, che permetterebbero la caccia, seppur selettiva nei parchi.“ Oggi in aula regionale si può fermare l’introduzione dei fucili nei Parchi Regionali, evitando che il quadro normativo di tutela e sviluppo delle aree protette previsto dalla 29/97, sia definitivamente smontato attraverso le modifiche alla 4/2015 - dichiara in una nota Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio - ed eliminando le modifiche alla 29 già sciaguratamente approvate, così come vanno anche eliminate le modifiche che permetterebbero i Pua (Piani di Utilizzazione Aziendale) in deroghe rispetto ai piani d'assetto dei Parchi, con conseguenti possibilità di sviluppo agricolo, anche quello più spregiudicato e contro la biodiversità. Abbiamo scritto all'Assessora all'Ambiente Enrica Onorati perché non crediamo che tale pessimo cambiamento sia veramente nelle intenzioni dell’assessorato all'Ambiente, oltre che all'Agricoltura, che ha invece il compito di difendere e rilanciare il mondo dei parchi e non certo di aprirli alla caccia. Sapremo nelle prossime ore se il nostro appello sarà andato a buon fine o se l’ambiente e la sua tutela, è considerato secondario rispetto alla vetusta pratica venatoria e continueremo a difendere il mondo delle aree protette chiedendone il rilancio definitivo, attraverso un sostegno concreto che arrivi con l’approvazione dei piani di assetto e il protagonismo nelle politiche della Regione Lazio".

"Nei parchi peraltro - conclude Scacchi - il contenimento dei cinghiali è un problema per la biodiversità e non solo per l’agricoltura, e si può realizzare con metodi efficaci che non sono quelli legati alla caccia e ai cacciatori che dell’attuale invasione di Cinchiali (Sus scrofa), sono gli unici ed inequivocabili responsabili, con i passati piani reitroduttivi atti all'ampliamento del numero di capi da cacciare sui territori. Ad esito negativo delle nostre richieste, sarebbe questo il più grande attacco subito dai parchi dopo quello fatto dall'allora giunta Storace che voleva abolirli o ridimensionarne i perimetri”.

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