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Roma
Camorra a Roma, dall'usura all'estorsione: condanne per 87 anni di carcere

Legami con clan della Camorra e della Sacra Corona Unita: i giudici della tribunali di Roma hanno stabilito 13 condanne per un totale di 87 anni di carcere per usura, estorsione e riciclaggio. Il processo è frutto dell'operazione “Babylonia”, che nel giugno 2017 portò all’emissione di decine di arresti e al sequestro di beni per oltre 280 milioni di euro.

 

Il pianto disperato della moglie di un condannato. Viene annunciata così la sentenza dei giudici della VI sezione del tribunale di Roma per due diverse associazioni malavitose, con base nella Capitale ed a Monterotondo, che ha portato condanne a quasi 90 anni di carcere. I legami con clan di Camorra ed elementi della criminalità pugliese hanno contrassegnato la vicenda per un novero quasi senza soluzione di continuità di estorsioni, usura, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e al fraudolento trasferimento di beni o valori.

In particolare il collegio ha stabilito 13 condanne per un totale di 87 anni di carcere, ed hanno deciso due assoluzioni. Il processo è frutto dell'operazione “Babylonia”, che nel giugno 2017 portò all’emissione di decine di arresti e al sequestro di beni per oltre 280 milioni di euro. Decine i bar, ristoranti, pizzerie e sale slot, immobili, rapporti finanziari e bancari, auto e moto, società, quote societarie sequestrate. Le condanne più alte sono state inflitte a Sebastiano Cellamare (10 anni), Antonello Cellamare (9 anni e 8 mesi), De Tullio Angelo (10 anni) e Francesco Trantino (10 anni). Le due assoluzioni hanno interessato Claudio Donnarumma e Alfred Gjonaj.

L’indagine di carabinieri e finanza, coordinata dalla Dda capitolina, prese il nome proprio da una catena di locali sequestrati, la Babylon, uno dei quali fatto oggetto di colpi d’arma da fuoco. Il meccanismo era quello di erogare prestiti in denaro a imprenditori in gravi difficoltà economiche, per poi chiedere indietro i soldi con somme notevolmente maggiorate da interessi usurai. Denaro poi investito anche nell’acquisto di attività commerciali. E per “pressare” le vittime, numerosi furono i danneggiamenti.

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