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Roma
Campeggi mascherati da associazioni culturali: maxi evasione fiscale

Gestivano due campeggi mascherando l'attività puramente commerciale dietro una finta associazione per la divulgazione della cultura della vita plen air. Secondo la Guardia di Finanza sono così riusciti ad evadere tasse per oltre 1 milione di euro e iva per 185 mila euro

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Prosegue il “giro di vite” dei Finanzieri del Comando Provinciale di Roma nei confronti delle attività commerciali mascherate da “associazioni culturali”, allo scopo di sfruttare le agevolazioni fiscali e contabili di favore previste dalla normativa vigente.
A finire sotto la lente dei militari, questa volta, due imprese di Ladispoli, concessionarie di aree demaniali, i cui titolari avevano pensato bene di ricorrere alla veste di “associazione culturale”, pur in presenza di una vera e propria attività a scopo di lucro.

Infatti, nelle strutture, attrezzate per il campeggio e complete di bar e ristorante, l’accesso avveniva senza l’osservanza di particolari formalità e senza che gli utenti conoscessero lo statuto e il regolamento associativo.
Le Fiamme Gialle della Compagnia di Ladispoli hanno anche esaminato le movimentazioni dei conti correnti bancari e postali, ricostruendo l’effettivo giro d’affari delle due imprese, ammontante complessivamente a circa 5 milioni di euro, completamente sfuggiti dalle rispettive dichiarazioni presentate al Fisco.
Travestendosi da “associazioni culturali”, i titolari hanno omesso il versamento di imposte dirette per 1.375.000 euro ed evaso l’IVA per 185.000 euro, risparmi indebiti che hanno permesso di praticare ai propri clienti prezzi più vantaggiosi danneggiando così gli operatori rispettosi delle regole. Nel corso dei controlli, è anche emerso l’utilizzo di fatture false per abbattere ulteriormente il già esiguo reddito imponibile e l’impiego di 17 lavoratori completamente “in nero”.

Falso cotone e maschere di carnevale tarocche
I finanzieri della Brigata di Poggio Mirteto e della Compagnia di Rieti hanno portato a termine un’ operazione congiunta sul territorio reatino e romano, sequestrando un milione e duecentomila indumenti con etichettature contraffatte e denunciato all’Autorità Giudiziaria per il reato di frode in commercio tre soggetti, tutti di nazionalità cinese, per aver distribuito e messo in commercio prodotti pericolosi, stoccati ed esposti rispettivamente in un magazzino alle porte di Roma ed in alcuni negozi di Poggio Mirteto (RI) e Fiano Romano (RM). I finanzieri avevano esaminato presso alcuni esercizi commerciali dei capi di abbigliamento che, secondo quanto riportato sulle etichette, avrebbero dovuto possedere al 95% pregiato cotone, ma dalla fattura e dal confezionamento sembravano contenere ben altro. Trattandosi in prevalenza di indumenti intimi e camicie, destinati quindi allo stretto contatto con la pelle e con parti delicate del corpo, i militari decidevano di accertarne la qualità, inviando ai laboratori chimici della Camera di Commercio alcuni campioni da sottoporre a specifici esami.

Le analisi merceologiche evidenziavano una mancata corrispondenza tra quanto dichiarato e la effettiva composizione dei prodotti, in realtà addirittura costituiti per il 68% da poliestere e per un solo 26% da cotone. Allo scopo di scongiurarne l’ulteriore vendita, i finanzieri risalivano l’intera filiera logistica, organizzativa e strutturale dell’organizzazione commerciale, individuando nel titolare di un vasto magazzino sito nel Comune di Roma l’importatore di detti prodotti irregolari.

Nel corso delle operazioni venivano anche rinvenuti e sequestrati circa ottocentomila articoli carnevaleschi irregolari (tra costumi, maschere, gadget, bombolette spray e stelle filanti) e giocattoli. Gli articoli erano privi del marchio “CE”, marchio che garantisce la conformità alla normativa Europea in materia sicurezza prodotti. Alcuni costumi, destinati a bambini sotto i tre anni, erano completamente sprovvisti delle obbligatorie informazioni sui materiali utilizzati per realizzarli. Oltre ai risvolti di natura penale, sono anche state segnalate violazioni di natura amministrativa alla Camera di Commercio di Rieti per le previste sanzioni, nonché per la confisca e la distruzione della merce. Articoli di scarsa qualità e pericolosi come questi individuati, vengono spesso immessi sul mercato in spregio delle normative previste, rappresentando un danno sia per il potenziale consumatore, sia per gli addetti al settore che operano nella legalità. I primi rischiano di pagare merce creduta di valore ad un prezzo ritenuto vantaggioso, i secondi si vedono quotidianamente diminuire il proprio mercato a causa della concorrenza sleale, operata appunto grazie alla commercializzazione a basso costo di prodotti solamente “etichettati” come di pregio.

L’attività eseguita dai finanzieri si inserisce nell'ambito del "dispositivo permanente di contrasto ai traffici illeciti", modulo operativo che li vede giornalmente impiegati in tutti i settori d'interesse del Corpo, che può variare di intensità in funzione del contesto esterno o di esigenze investigative.

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