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Roma
Caso Cucchi, confermati i depistaggi: “Il nome fu cancellato dal registro"

Il nome di Stefano Cucchi fu fatto sparire, "sbianchettato" dai registri dei carabinieri e nascosto in un armadio. Il maggiore Pantaleone Grimali conferma, nel corso del processo che vede imputati 5 carabinieri, l'insabbiamento e il depistaggio su quanto accaduto a Cucchi mentre era sotto responsabilità dei militari dell'Arma.

 

Davanti ai giudici della corte d'assise, rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò, Grimaldiha raccontato: "Nel novembre 2015 mi contattò il comandante del Reparto operativo, colonnello Lorenzo Sabatino, dicendomi di rimanere in ufficio perché sarebbe arrivato il capitano Testarmata per acquisire documenti sulla vicenda Cucchi”. La richiesta, era quella di visionare una serie di atti presenti nel fascicolo che era chiuso a chiave in un armadio.
 

"Ricordo che lessi quegli atti una sola volta, dopo la sentenza che assolveva gli agenti della Polizia penitenziaria - racconta ancora Grimaldi - Lessi il referto del 118 perché ritenni che in quella vicenda potesse essere un elemento di chiarezza”. Quando poi arrivò Testarmata “gli suggerii di portare via in originale tutta la documentazione che doveva acquisire, senza mettersi a fare le copie conformi. Ma lui non accolse il mio invito”. E poi “il capitano mi fece presente che c’era qualcosa che non quadrava; su un rigo, un nome era stato sbianchettato e sopra era stato scritto un altro nome. Mi resi conto immediatamente dell’anomalia, in quel caso mi sembrò qualcosa di irregolare. Meritevole di un maggiore approfondimento. Quell’atto andava sequestrato od acquisito. Ascoltando le mie obiezioni, il capitano Testarmata si mostrò molto perplesso, non sapeva cosa fare e mi rispose che avrebbe chiesto direttive, quindi uscì dalla stanza per fare una telefonata. Non so a chi chiese direttive, so che poco dopo tornò dicendo che la direttiva restava quella di fare una copia conforme, senza prendere l’originale”.

Rispondendo sempre alle domande del pm Musarò, Grimaldi ha spiegato: “Quando vidi il registro sul fotosegnalamento e il nome del detenuto ‘sbianchettato’ e sostituito con quello di un altro capii subito che si trattava di un’irregolarità, un’irregolarità tra l’altro sanzionabile anche con un provvedimento disciplinare. Dissi al capitano Tiziano Testarmata che il documento doveva essere sequestrato ma all’epoca riposi la mia fiducia su Testarmata e decisi di non insistere”.

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