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Roma
Caso Cucchi, “così lo hanno ucciso”. Il medico legale racconta le ultime ore

Prima il trauma lombo-sacrale, poi la disfunzione vescicale. E infine la bradicardia, ritenuta la causa ultima che ha portato Stefano Cucchi alla morte. Così il medico legale Vittorio Fineschi, consulente tecnico della parte civile, ha ricostruito, nel processo in corte d'assise, la "catena causale" che ha determinato il decesso del 31enne geometra la mattina del 22 ottobre del 2009.

 ​"La progressione della bradicardia, cioè la riduzione della frequenza cardiaca, è legata al trauma sacrale che aveva", ha ribadito Fineschi che ha poi aggiunto: "Il trauma e' stato produttivo di due fratture, una a livello sacrale e una scomposta discosomatica lombare. La disfunzione vescicale che aveva era paragonabile a un utero gravidico. Per quanto riguarda la bradicardia, poi, Cucchi aveva un elettrocardiogramma del 2003 che dimostra una funzionalità cardiaca normale; poi, dopo il trauma al suo ingresso all'ospedale Pertini, l'Ecg ha mostrato una anomalia interpretabile come un blocco del sistema dei nervi che ha esaltato la funzione del nervo vago che ha funzione bradicardizzante sul cuore". Parlare di morte per inanizione, dunque, anche per Fineschi, è un'ipotesi che non può reggersi.

"Non si può sostenere l'ipotesi di una morte di Stefano Cucchi per Sudep ('Sudden Unexpected Death in Epilepsy', cioè decesso improvviso di chi soffre di epilessia, ndr). E non è neppure plausibile una morte da inanizione. Escludo che quest'ultima possa uccidere in cinque giorni".

Rossi, nell'illustrare i fattori di rischio nei pazienti che possono sviluppare la tendenza alla Sudep, ha detto che non ci sono casi che "rientrano nelle condizioni di Cucchi. L'ipotesi della Sudep per Stefano si basa quindi solo su opinioni". 

"Per otto anni Cucchi, affetto da epilessia - ha chiarito Rossi in udienza - non ha avuto crisi epilettiche, se non in un periodo in cui si sospetta la scarsa aderenza alla terapia. La Sudep può avvenire a distanza di un giorno circa da una crisi tonico-clonica che però non è stata descritta durante il periodo di detenzione di Stefano. La Sudep - ha concluso il consulente medico - si può ipotizzare solo quando non è associata ad altre cause di morte".

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