Caso Cucchi, il dolore del padre: "Morto in mano allo Stato"
Il padre e la sorella di Cucchi al processo bis che vede coinvolti cinque carabinieri, tre per omicidio preterintenzionale
di Enza Colagrosso
Ilaria Cucchi e il papà Giovanni sono stati sentiti nel corso del processo bis che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale per la morte di Stefano Cucchi.
La prima ricostruzione dei fatti è stata fatta da Ilaria Cucchi che ha ripercorso i punti topici che hanno portato alla morte il fratello, partendo dall'ultima volta che lo ha visto, solo due giorni prima l'arresto.
Ha cercato poi di far chiarezza anche sui problemi di tossicodipendenza del giovane: “In passato ebbe problemi di tossicodipendenza - ha detto - Nel 2004 decise di entrare in comunità di recupero in maniera autonoma. Sembrava si stesse riprendendo; ma a fine 2007 ebbe una terribile ricaduta".
Ha poi ricordato il momento in cui ha rivisto il fratello in obitorio: “aveva il volto tumefatto, un occhio fuori dall'orbita, la mascella rotta e negli occhi i segni della solitudine”.
Poi è stata la volta del padre Giovanni: “Non me lo avete fatto vedere da vivo adesso me lo fate vedere da morto. Sembrava un marine ucciso dal napalm, in Vietnam. Lo Stato doveva curarlo, aiutarlo e non farlo morire così”. Il suo grido di dolore è uscito quasi di getto dalla sua bocca. Con fare lucid,o solo a tratti concitato, anche lui ha ripercorso i giorni dell’arresto del figlio fino alla corsa all’Ospedale Pertini. Poi una sua riflessione: “Mi chiedo sempre come è possibile che un ragazzo muoia in quel modo nell’ambito dello Stato?”