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Roma
Caso Cucchi, processo bis: spuntano nuovi verbali falsificati

Cucchi bis, prosegue il processo a carico di cinque militari per la morte del geometra romano. La Procura di Roma conferma i sospetti: sarebbero altri i verbali falsificati, non solo quello di arresto.

 

Anche quello legato alla perquisizione domiciliare a casa dei genitori di Stefano Cucchi, effettuata dai carabinieri che erano alla ricerca di droga, non sarebbe infatti genuino. A confermare il tutto la deposizione di Gabriele Aristodemo, all'epoca in servizio presso la stazione Appia, incalzato dal pm Giovanni Musarò in corte d'assise nel processo-bis. Quella del militare è stata una deposizione caratterizzata da numerosi e ripetuti "non so" e "non ricordo", a testimonianza involontaria di troppe incongruenze e probabili versioni concordate.

 

Aristodemo era presente quando Stefano Cucchi venne arrestato per detenzione di droga, il 16 ottobre del 2009 (per morire sei giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini): la firma del 31enne geometra, però, non figura nel verbale di arresto e neppure in quello di perquisizione. Il testimone ha spiegato così l'anomalia: "È normale, perché è un atto nostro". Peccato, però, che lo stesso carabiniere, ascoltato nell'udienza del luglio 2015, disse che Cucchi si era rifiutato di firmare quell'atto, come è scritto in un documento. "Mi sbagliai, mi ero confuso" è la sua nuova versione. All'udienza di tre anni fa Aristodemo precisò anche che "Cucchi non aveva segni in volto", mentre oggi ha chiarito meglio che "quando venne portato in caserma, il ragazzo era rosso sotto gli occhi". Altra incongruenza è legata alla preoccupazione dei carabinieri di concordare una versione di comodo di quanto accaduto da fornire all'autorità giudiziaria: Aristodemo ha spiegato che durante la perquisizione domiciliare "Cucchi era seduto sul divano ed era calmo".

 

In una telefonata del 2015, intercettata dalla Procura, Raffaele D'Alessandro (altro carabiniere sotto processo) chiamò Aristodemo, presente nell'appartamento, per dirgli che si era ricordato che Cucchi cominciò a dare testate contro il muro e che per calmarlo dovettero ammanettarlo. "Quello che disse D'Alessandro non era vero, perché c'ero anche io lì" ha detto correggendo il tiro il testimone. Ulteriori anomalie sembrano emergere anche dalla relazione di servizio redatta dai carabinieri cinque giorni dopo la morte del giovane: in quella non si fanno i nomi di due dei militari sospettati dal pm di aver pestato Cucchi e che, stando a quanto raccontato da Aristodemo, erano presenti fin dell'arresto. Nello stesso documento, poi, si fa presente che al momento del "passaggio" alla polizia penitenziaria, la mattina dopo l'arresto e il presunto pestaggio, in vista della direttissima in tribunale "Cucchi non paventava alcun malore né atteggiamenti che potevano farlo intuire". Oggi  però è lo stesso Aristodemo ad affermare che, quella mattina, l'arrestato gli era sembrato "moscio" e che "camminava molto lentamente".

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