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Roma
Caso Tortora, vergogna d'Italia: il libro verità dell'avvocato Della Valle
Enzo Tortora

Dopo quarant’anni anni dall’incubo in cui si risvegliò il giornalista Enzo Tortora una mattina di maggio del 1983 (arrestato in piena notte all’hotel Plaza a Roma con l’accusa aberrante di far parte della Camorra e di essere uno spacciatore di droga, questo in soldoni) a parlare è uno degli avvocati del pool storico che lo difese dall’inizio alla fine della sua odissea giudiziaria: Raffaele Della Valle.

Gli altri due erano Alberto Dall’Ora e Antonio Coppola. Della Valle ricostruisce gli eventi in un lungo “palleggio” con Francesco Kostner che lo stimola a rievocare quei giorni, a ricostruire i fatti passo dopo passo.

"... Ammettiamo la buona fede dei magistrati"

Si fa fatica a credere che contro Tortora non ci fosse nulla, solo le dichiarazioni di un manipolo di mitomani, un pittore fallito, alcuni pentiti affetti da patologie psichiatriche e assolutamente inaffidabili dal punto di vista giudiziario. Della Valle è lapidario sin dalle prima pagine del volume: “Ma, volendo anche ammettere la possibilità che, in buona fede, i magistrati non si fossero resi conto di aver commesso un clamoroso errore giudiziario, il 23 giugno, cinque giorni dopo l’arresto, era evidente, ma soprattutto risultava dimostrato, che le accuse a carico di Enzo Tortora semplicemente erano campate in aria.”.

Tortora gradito come il presidente della Repubblica

Eppure si mise in moto una micidiale macchina del fango che stritolò Tortora fino alla sentenza di primo grado, i titoli dei quotidiani urlati demolirono la sua reputazione e spaccarono l’opinione pubblica. Tortora era un borghese liberale, in quel momento aveva un gradimento e una fama pari a quello del presidente della Repubblica.

A parecchi era antipatico: troppo colto, non sbagliava un aggettivo, piaceva alle donne. Qualcuno racconta di brindisi e “urrà” quando le agenzie lanciarono la notizia, l’invidia sociale divorava il Paese anche in epoca pre-social. Ma è una spiegazione un po’ debole per giustificare da sola la valanga che travolse e alla fine contribuì in maniera inequivocabile alla malattia che lo uccise nel 1988 da uomo libero e con la fedina penale pulita. Quale idea o chi ha congegnato il meccanismo inquisitorio rimane ad oggi un interrogativo al quale non c’è risposta, ma nel testo Kostner con le sue domande scava nella direzione giusta generando altri interrogativi nel lettore.

Il volume è corredato da un prezioso indice dei nomi contenuti e riferimenti ai testi fondamentali per approfondire la vicenda.

Raffaele Della Valle
Quando l’Italia perse la faccia
L’orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora
Conversazione con Francesco Kostner

Luigi Pellegrini editore 2023

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