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Roma
Cassazione sotto assedio degli avvocati: corteo per il “reddito di avvocatura”

La Corte di Cassazione assediata dagli avvocati di tutta Italia: vogliono il “reddito di avvocatura”. Il presidente dell'Ordine di Roma: "Il diritto al'equo compenso non è solo dignità professionale dell'avvocato, ma anche qualità della prestazione per il cliente."

 

"Professionalità altamente qualificate", ricercate per "consulenza a titolo gratuito". Il discusso bando pubblicato dal MEF, il Ministero delle Economie e delle Finanze, nel marzo scorso è solo la punta di un iceberg che evidenzia a chiare lettere l'esistenza di un problema che si incrocia con la crisi economica: l'equo, o per meglio dire l'iniquo compenso per i professionisti, in particolare per gli avvocati.

Una norma dello Stato lo disciplina, molti grandi committenti privati e - ciò che è più grave - moltissime pubbliche amministrazioni lo ignorano. La normativa imporrebbe di pagare il giusto per le prestazioni professionali degli avvocati e di tutti i professionisti in genere, ma mai come in questo caso il condizionale è d'obbligo. Nella realtà dei fatti, si assiste a un vero e proprio scempio, che si nutre di beauty contest - gare al ribasso per conferire il mandato -, clausole vessatorie di varia natura e appunto l'offerta di consulenze a titolo gratuito, ripagate con il presunto prestigio dell'incarico.

Qualche esempio recente, oltre al bando del Mef, vede: il regolamento per gli incarichi legali pubblicato dal comune di Pomezia, i cui importi prevedevano “i valori minimi di liquidazione previsti, per lo scaglione di riferimento dei parametri forensi, ridotti al 50”; l'analogo bando pubblicato dal Comune di Fiumicino, già impugnato dall'Ordine degli Avvocati di Roma; l'avviso pubblico, per fortuna già ritirato in autotutela, del Comune di Lariano "per la formazione di un elenco degli avvocati di fiducia dell'ente utile a conferire loro incarichi di assistenza, consulenza e svolgimento del patrocinio in giudizio". In positivo, di recente, la legge della Regione Lazio dell'aprile scorso che si impegna a garantire l'equo compenso ai professionisti.

In tutti questi casi l'Ordine forense della Capitale, il più grande d'Italia, si è fatto promotore di una battaglia senza quartiere che prevede l'impugnazione davanti al Tar di tutti i bandi ritenuti fuori legge.

Non è un caso dunque che proprio l'Ordine degli Avvocati di Roma sia promotore insieme all'Organismo Congressuale Forense, della grande "Manifestazione dell'Avvocatura italiana per il diritto all'equo compenso", che si terra giovedì 20 giugno alle 11 nell'Aula Avvocati del Consiglio dell'Ordine presso la Corte di Cassazione.

"Il rispetto dell'equo compenso è forse un piccolo passo per l'Avvocato, ma un grande balzo per l'Avvocatura. Come Ordine degli Avvocati di Roma – spiega il presidente Antonino Galletti - ovunque abbiamo impugnato bandi di questo tipo, costringendo spesso le pubbliche amministrazioni a fare marcia indietro. Una lotta che vogliamo e dobbiamo continuare a combattere metro per metro, sensibilizzando l'opinione pubblica, perché l'equo compenso non è solo dignità professionale dell'avvocato, ma anche qualità della prestazione per il cliente".

"L'intento è quello sottoporre all'attenzi,one delle Istituzioni il tema dell'equo compenso – spiega il vicepresidente dell'Ordine degli Avvocati di Roma Mauro Mazzoni - una delle grandi questioni aperte per l'Avvocatura italiana: da esso discende quel rispetto della dignità e del decoro dell'Avvocato che diventa strumento fondamentale per garantirne la professionalità e l'indipendenza".

Il tema della crisi economica, dicevamo sopra, incide. Un dato su tutti: oltre la metà dei professionisti ha redditi inferiori ai 30 mila euro. Un contesto nel quale i grandi committenti, anche pubblici, praticano aste al ribasso per l'affidamento degli incarichi. Vince chi offre il prezzo più basso. A scapito della qualità.

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