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Roma
Ciclabili, si pedala meglio in Amazzonia. Erba alta 2 metri e invasione di furgoni

Ingoiata da una foresta di erbaccia alta fino a due metri, invasa dai cespugli che si allungano lungo il manto di asfalto: da Tor di Valle a via del Cappellaccio, da Ponte Milvio a Castel di Guido, la pista ciclabile sta scomparendo sotto la vegetazione primaverile che esplode, senza che nessuno pensi a fare alcun tipo di manutenzione. Per non parlare dei sacchetti di immondizia abbandonati da mesi e dimenticati e dei cestini stracolmi di buste di plastica e bottigliette vuote.
La denuncia, l'ennesima, arriva da Fausto Bonafaccia, presidente di Biciroma e portavoce dei tantissimi amanti delle due ruote costretti ad uno slalom infernale tra gli ostacoli e al rischio di inciampare in qualche rovo.
“Il degrado della pista è sotto gli occhi di tutti”, racconta Bonafaccia che con un Ipad documenta con un reportage fotografico la situazione disastrosa chilometro dopo chilometro. “E l'unico tratto pulito, quello lungo la banchina del Tevere tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini, la domenica viene invaso dai furgoni che trasportano materiale per allestire strutture sul Tevere, che fanno manovra tra la folla senza che nessuno controlli”.
E poi c'è la questione urgentissima della segnaletica orizzontale ormai scomparsa: con la pista che non c'è più e si confonde con il resto dell'asfalto. Succede all'altezza della Magliana, ma anche, nel quadrante opposto della città, alle Belle Arti, sul lungotevere delle Vittorie e su via Panama ai Parioli. “Sono anni che sui marciapiedi la segnaletica non viene rifatta e ormai la situazione è pericolosissima”, dice Bonafaccia.
Eppure un Piano quadro della ciclabilità esiste, quello approvato nel 2012 all'unanimità dall'Assemblea capitolina: ma è rimasto chiuso in un cassetto e mai realizzato.
“L'unico progetto realizzato è la “bikeline” di Porta Portese cje però è scollegato da tutto il resto della rete e si ferma a via Ippolito Nievo”.

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