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Roma
Circeo, nel Parco mattanza daini. Costerà 170 mila euro. Denuncia di Vigorelli

Parte lo sterminio dei daini nel parco del Circeo. L’operazione costerà 170.000 euro, “una vergogna”, tuona l'ex sindaco di Ponza Piero Vigorelli che denuncia il Piano di di gestione del controllo del daino nella foresta demaniale”.

Scrive Piero Vigorelli sulla sua pagina social dove infuria la polemica con oltre 240 commenti. “La decisione era annunciata. Lo aveva stabilito il Consiglio Direttivo del Parco del Circeo nella seduta del 23 gennaio 2017, con la delibera n. 2 che aveva avuto tre voti favorevoli e un voto contrario, il mio. Due anni più tardi, il 30 dicembre 2019, una delibera del direttore del Parco, Paolo Cassola, rende operativa quella decisione e stanzia la bruttezza di 170.000 euro per un’operazione che, ammaliata di dolci parole, viene battezzata “Piano gestionale del controllo del daino nella foresta demaniale”.

Vale a dire, - inizio della mattanza dei daini nella foresta del Parco. Saranno abbattuti almeno 350 capi. La popolazione dei daini dovrà essere ridotta del 30 per cento, ogni anno e per i prossimi tre anni. Il piano di sterminio è quello deciso nel 2017, meticoloso quanto infame, dettagliatissimo quanto orribilmente cinico.

Si prevedono “battute” notturne (ma, viene precisato, senza far troppo rumore) per far convogliare i daini in “corral” mobili di almeno mille mq, che sono dei recinti-prigione, un po’ come la “camera della morte” della mattanza dei tonni.

Appostati su altane a circa 15 metri da terra, ci saranno i Fucilieri di Sua Maestà il Parco, che saranno equipaggiati con “fucili a canna rigata, di calibro non inferiore a 6,5 millimetri, dotati di cannocchiale di mira a 12 ingrandimenti” e adatti alla visione notturna.

I capi uccisi avranno la loro bella targhetta graffata all’orecchio. Il Parco arriva perfino alla morbosità di calcolare un peso medio di 40 chili per capo, e quindi un totale di 14.000 chili di carne fresca da immettere sul mercato. Vi risparmio altri preziosismi ripugnanti che si possono leggere nel “Piano di gestione del controllo del daino”.

Con questa e altre operazioni del genere, risulta chiaro che, per i dirigenti dell’ente, il Parco deve essere un luogo disabitato da ogni specie di animali (daini, cinghiali, lepre italica) e da cercatori di funghi o asparagi selvatici, sui quali si è abbattuta la mannaia del divieto.

Dicono che così si preserva e si garantisce la “naturalità”, cioè la rispondenza a un ordine interno o esterno motivato dalla natura. Chissà se appartiene alla “naturalità” anche il fatto che, lungo le recinzioni della foresta demaniale, sono al lavoro le prostitute, sedia e fuocherello, che sanno bene come penetrare nella foresta con i loro clienti.

Ma tant’è. Dopo i mufloni di Zannone, ora tocca ai daini. Per la verità, per la nostra isola il Parco ha previsto una morte, come dire, più raffinata. Quei pochi mufloni sopravvissuti a Zannone finiranno in un recinto, e lì moriranno di fame, lentamente e inesorabilmente. Il Parco sorveglierà - beato - la fine della colonia dei mufloni. Una sorta di omicidio assistito”.

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