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Roma
Clandestini da Roma verso l’Inghilterra, operazione Tower Bridge: 8 arresti

Immigrazione clandestina dall’Italia verso l’Inghilterra: otto arresti nell’ambito dell’operazione “Tower Bridge”.

 

La Squadra Mobile della Questura di Roma ed il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, in collaborazione con il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e la Metropolitan Police di Londra, ha dato esecuzione, in Italia ed in Inghilterra, ad un provvedimento restrittivo emesso dal GIP del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di otto persone di nazionalità italiana, albanese e slovacca con le accuse di favoreggiamento all’immigrazione clandestina nonché contraffazione di documenti di identità validi per l’espatrio.

Due di loro, K.S., albanese di 42 anni e T.S., slovacca di 37, sono finiti in carcere, mentre per gli altri sei, tutti italiani dai 28 ai 56 anni, è scattata la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza. La misura cautelare dell’obbligo di dimora era stata emessa anche nei confronti di un ulteriore cittadino italiano di anni 29, deceduto nello scorso mese di gennaio.

Gli indagati avevano creato un vero e proprio “ponte” tra l’Italia e l’Inghilterra per consentire a cittadini albanesi di raggiungere il territorio britannico illegalmente, con un meccanismo davvero ben oliato.

K.S. veniva incaricato da propri connazionali di far giungere in Inghilterra delle persone di cittadinanza albanese, prive dell’indispensabile “visto”, previo pagamento per il servizio reso pari a 8500 sterline, somma che veniva quasi sempre consegnata a complici albanesi in Inghilterra.

A tal proposito il 42enne si era procurato un congruo numero di soci italiani, di entrambi i sessi, con diverse caratteristiche somatiche riguardanti, in particolar modo, l’età e la fisionomia affinché le stesse potessero essere affini ai cittadini albanesi da far emigrare clandestinamente, la maggior parte dei quali identificati nelle persone destinatarie dell’obbligo di dimora in più occasioni, a fronte di un pagamento che variava da 500 a 2000 euro. Questi offrivano la loro collaborazione sia fornendo il proprio documento di identità italiano (che K.S. ed altri complici italiani falsificavano apponendovi la foto del cittadino albanese che doveva illecitamente emigrare), sia accompagnando quest’ultimo, per non destare sospetti al personale di polizia e di frontiera in servizio presso gli aeroporti di imbarco italiani e presso quelli di sbarco inglesi. Infatti in tali occasioni, ove possibile, utilizzava sodali di sesso opposto a quello dei clandestini viaggiando insieme per simulare una coppia in viaggio di piacere; inoltre sempre i soci riportavano in Italia il documento falsificato per restituirlo, dopo la riapposizione dell’originaria fotografia, a colui del gruppo che lo aveva messo a disposizione in attesa di un successivo utilizzo fraudolento.

Il 42enne seguiva personalmente tutta l’operazione sino all’imbarco dai vari aeroporti nazionali oppure richiedeva ai complici la prova “fotografica” dell’avvenuto imbarco, inoltre si assicurava che il tutto fosse andato a buon fine contattando i soci in Inghilterra che si occupavano di prelevare i “clienti” ed i “sodali” dagli aeroporti londinesi e di gestirne il soggiorno. La gestione ed il coordinamento dell’attività illecita in Inghilterra era, invece, in mano a T.S., moglie di K.S.

La coppia, colpita dalla misura di custodia cautelare in carcere, dalla fine del 2017 si era ricongiunta in Inghilterra, dove da tempo dimorava la donna, pertanto nei loro confronti è stato richiesto ed emesso un mandato di arresto Europeo. I due sono stati localizzati e tratti in arresto nella regione del Kent, grazie alla collaborazione tra la Divisione SIRENE del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, l’esperto per la sicurezza italiano nel Regno Unito e la Metropolitan Police di Londra.

L’attività investigativa che ha portato al successo dell’operazione “Tower Bridge” trae origine da una più ampia e complessa attività di indagine che la Squadra Mobile di Roma ha condotto unitamente al Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, scaturita dall’evasione, avvenuta il 27 ottobre 2016, dal carcere di Rebibbia di tre cittadini albanesi, B.T., P.I. e H.M., che ha portato alla cattura di quest’ultimo a febbraio 2017 nonché ad individuare la rete di persone che hanno favorito l’evasione dei tre, che sono poi finiti in carcere nel mese di luglio 2017 per il reato di procurata evasione.

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