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Roma
Coppedè, la fontana delle Tartarughe invasa da erba e muschio. Degrado Roma

di Tiziana Galli

Roma capitale del degrado. E dell'ipocrisia. Si tutelano palazzi e palazzetti ma sui monumenti cala il silenzio e il disinteresse. Così le “rane pascolano  in piena piazza Mincio. Erba alta e muschio spesso sulla vasca superiore della fontana delle Tartarughe del quartiere Coppedè.


Tanta erba da soffocare persino le sculture delle rane, soggetto principale della composizione scultorea. Fiochi i getti d’acqua, sufficienti solo per alimentare quell’umidità malsana che alimenta l’insorgere del muschio e dei fili d’erba.Una delle fontane più belle della città, centro di un’area architettonica sofisticata e altamente simbolica, mortificata da incuria e sporcizia. Bellezza e degrado, strette in un unico umiliante abbraccio, nel loro stridente silenzio descrivono a chiare lettere lo stato di abbandono in cui l’Urbe eterna è sprofondata.

La “fontana delle tartarughe” fulcro dell’intero “quartiere Coppedè” vide la luce nei primi anni del Novecento, per opera dall’architetto Gino Coppedè, che nel 1915 ne stese il progetto, all’interno del “quartiere Savoia”, attualmente indicato come “quartiere Trieste”.Uno stile unico ed inimitabile per una sorta di “eclettismo storicistico” che prende in prestito, con estrema libertà, elementi decorativi liberty quanto medievali. Oggi la mannaia dell’incuria si è abbattuta su questa perla della città togliendole dignità artistica e splendore.

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