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Roma
Covid-19, il Papa ordina e il Vicariato fa dietrofront: riaperte le parrocchie

Prima la diocesi di Roma chiude tutte le chiese, poi si corregge su ordine del Papa Francesco e fa dietrofront: con un nuovo decreto del cardinale vicario Angelo De Donatis, restano aperte “le chiese parrocchiali, quelle che sono sedi di missioni con cura di anime ed equiparate e gli oratori”.

 

La decisione è stata presa dopo che venerdì mattina Papa Francesco nell'omelia di Santa Marta, trasmessa in streaming, aveva lanciato un monito ai vescovi sottolineando che "le misure drastiche non sempre sono buone", pregando che "lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità e il discernimento pastorale affinché provvedano misure che non lascino da solo il santo popolo fedele di Dio".

In particolare nel nuovo decreto si stabilisce che "rimangono chiuse all’accesso del pubblico le chiese non parrocchiali e più in generale gli edifici di culto di qualunque genere" ma "restano invece aperte le chiese parrocchiali e quelle che sono sedi di missioni con cura d’anime ed equiparate. Restano altresì accessibili gli oratori di comunità stabilmente costituite (religiose, monastiche, ecc), limitatamente alle medesime collettività che abitualmente ne usufruiscono in quanto in loco residenti e conviventi, con interdizione all’accesso dei fedeli che non sono membri stabili delle predette comunità". I fedeli comunque "sono dispensati dall’obbligo di soddisfare al precetto festivo".

La Chiesa di Roma, si legge nel nuovo decreto, "in piena comunione con il suo Vescovo, Supremo Pastore della Chiesa Universale, è consapevole del significato simbolico della decisione presa col predetto Decreto. L’infezione da Coronavirus si sta diffondendo in maniera esponenziale: in pochissimi giorni il numero dei contagiati è raddoppiato, e di questo passo non è difficile prevedere che in pochissimo tempo raggiunga l’ordine delle decine di migliaia di persone solo in Italia".

Il cardinale vicario De Donatis sottolinea che "è evidente il rischio di collasso delle strutture sanitarie, già ventilato da molti, soprattutto per la sproporzione tra le risorse di terapia intensiva disponibili e il crescente numero di malati. Potrebbe essere coinvolto un numero ancor più elevato di persone, soprattutto anziani e soggetti vulnerabili", aggiunge precisando che si può arginare "questa tragica eventualità solo applicando misure per frenare il contagio e permettendo al Ssn di riorganizzarsi. Gli italiani crescono nella consapevolezza che dietro l’invito di non uscire di casa c’è un’esigenza improcrastinabile di tutelare il bene comune".

"Tuttavia - continua nel decreto -, ogni provvedimento cautelare ecclesiale deve tener conto non soltanto del bene comune della società civile, ma anche di quel bene unico e prezioso che è la fede, soprattutto quella dei più piccoli". Quindi il decreto emanato ieri viene modificato "ponendo in capo ai sacerdoti e a tutti i fedeli la responsabilità ultima dell’ingresso nei luoghi di culto, in modo tale da non esporre ad alcun pericolo di contagio la popolazione e nel contempo evitare il segno dell’interdizione fisica dell’accesso al luogo di culto attraverso la chiusura del medesimo, la quale potrebbe creare disorientamento e maggior senso di insicurezza".

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