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Roma
Crac Mazzoni, il patron delle Telecomunicazioni in carcere per bancarotta

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali, emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, nei confronti di 4 soggetti, tra cui il noto imprenditore Pietro Mazzoni (classe 1961), ritenuti responsabili di fatti di bancarotta e reati tributari.

Le indagini, svolte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria, hanno avuto origine dal fallimento, dichiarato alla fine del 2016, della Nuove Telecomunicazioni S.p.a., operante nel settore della progettazione e costruzione di infrastrutture per le telecomunicazioni.

All’atto del fallimento la società aveva accumulato debiti nei confronti dell’Erario per oltre 60 milioni di euro, importo che costituisce quasi l’intero ammontare dello stato passivo accertato, pari a circa 67,6 milioni di euro.

Gli approfondimenti effettuati hanno fatto emergere come mediante l’iscrizione di un credito di fatto inesistente sia stato, dapprima, dissimulato lo stato di insolvenza dell’impresa che, in seguito, attraverso un’operazione di scissione societaria posta in essere poco prima del fallimento, è stata privata dell’unico ramo aziendale produttivo di reddito. Quest’ultimo è stato conferito a una new.co., mediante la quale Mazzoni ha potuto proseguire la stessa attività senza il “peso” dei debiti accumulati nel tempo.

Attraverso la predetta scissione, il nuovo soggetto giuridico ha beneficiato di un consistente portafoglio di appalti – del valore di circa 47 milioni di euro – con le più importanti società nazionali e internazionali del settore delle telecomunicazioni, nonché delle attestazioni necessarie per partecipare all’assegnazione di lavori pubblici. La società preesistente, invece, svuotata di qualsivoglia attività, è stata “abbandonata” all’inevitabile dissesto finanziario, privando i creditori di ogni garanzia patrimoniale.

Il Giudice per le Indagini Preliminari, evidenziando che le “condotte di bancarotta poste in essere dagli indagati non possono considerarsi sporadiche e occasionali”, ha disposto: la custodia cautelare in carcere nei confronti di Pietro Mazzoni, amministratore di fatto della fallita; gli arresti domiciliari per Gianluigi Leveratto (classe 1954), ultimo amministratore di diritto dell’impresa; la misura interdittiva del divieto di esercizio di uffici direttivi delle persone giuridiche per 12 mesi nei confronti della madre di Mazzoni, Elvira Fanelli (classe 1938), e Roberto Colombo (classe 1958), entrambi amministratori di diritto pro tempore; il sequestro preventivo per equivalente di beni mobili e immobili fino alla concorrenza di oltre 14 milioni di euro, pari alle imposte e alle ritenute non versate dalla società negli ultimi anni prima della dichiarazione di fallimento.

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