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Roma
Cucchi fu ucciso a calci e pugni. Pm: “Omicidio preterintenzionale”

Stefano Cucchi è stato ucciso, non dall'epilessia ma da lesioni dovute ad un pestaggio. Questo è ciò che emerge dalla chiusura della cosiddetta inchiesta-bis, che contesta inoltre il reato di omicidio preterintenzionale a tre dei carabinieri che lo arrestarono nel parco degli acquedotti di Roma. 

Una sentenza che smentisce quindi quanto affermato dai periti nominati dal gip, in sede di incidente probatorio. Non fu quindi l'epilessia ad uccidere il geometra romano: "Le lesioni procurate a Cucchi – scrive la Procura - il quale fra le altre cose durante la degenza presso l'ospedale Pertini subiva un notevole calo ponderale anche perché non si alimentava correttamente a causa e in ragione del trauma subito, ne cagionavano la morte”. 

A otto anni dalla morte di Stefano Cucchi, deceduto al Pertini di Roma sei giorni dopo essere finito in manette per droga, nuovi scenari si aprono inoltre intorno ai carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco.

Se in un primo momento i tre era stati indagati per lesioni aggravate, ora devono infatti rispondere di omicidio preterintenzionale.
A ciò si aggiunge poi il concorso nel reato di abuso d'autorità, aggravato dai futili motivi, riconducibili alla presunta resistenza posta da Stefano Cucchi al momento del foto-segnalamento. Secondo la Procura i tre militari hanno infatti sottoposto Cucchi, iaffidato alla loro custodia, "a misure di rigore non consentite dalla legge".

Vicenda simile quella di Vincenzo Nicolardi e Francesco Tedesco, che, rispetto all'originaria ipotesi di falsa testimonianza, dovranno rispondere del reato di calunnia e di falso nel reato d'arresto.

Un passaggio della Procura di Roma è infine dedicata ai medici dell'ospedale Sandro Pertini, dove il 32enne Cucchi morì il 22 ottobre del 2009. Nell'avviso di conclusione delle indagini si legge infatti che le lesioni subite da Cucchi in conseguenza del pestaggio "unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che lo avevano in cura presso il Pertini ne determinavano la morte". I cinque medici coinvolti sono stati però assolti dall'accusa di concorso in omicidio il 18 luglio 2016, perché, secondo la terza corte d'assise d'appello di Roma, il fatto non sussiste.

Il ricorso della Procura Generale davanti alla Suprema Corte è in attesa di essere fissato, ma il reato è ormai prescritto e i difensori dei medici punteranno all'assoluzione definitiva.

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