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Roma
Cure palliative, gli ospedali non collaborano. Medici e pazienti disinformati

Le cure palliative di sono ma spesso vengono fornite troppo tardi a causa dei ritardi degli ospedali e della disinformazione dei medici che non le propongono ai pazienti perchè nemmeno loro le conoscono.

 

di Claudio Roma

 

Alle cure palliative si continua ad arrivare fuori tempo massimo. Il dottor Giuseppe Casale fondatore coordinatore sanitario di Antea la storica onlus che da 30 anni opera nel campo delle cure palliative, lancia l’allarme: “È un fenomeno ancora troppo vasto e che i dati del Ministero della Salute registrano con eloquente evidenza: è elevatissima la mortalità dei pazienti oncologici presso le strutture ospedaliere e dunque senza la specifica assistenza assicurata dagli hospice che garantisce migliore qualità della vita e rispetto della dignità del malato. Senza dimenticare che, come è stato dimostrato da una moltitudine di studi scientifici, questa tipo di assistenza assicura una maggiore sopravvivenza senza ricorrere a inutili forme di accanimento terapeutico”.


Forse l'offerta di cure palliative in Lazio non è sufficiente?
La Regione Lazio con l’ultimo decreto ha aumentato i posti letto dedicati alle cure palliative (con conseguente aumento dell’offerta di assistenza domiciliare che rispetta il rapporto 1:4 ( ad ogni posto letto in hospice corrispondono 4 trattamenti domiciliari ndr) e dunque è ben tarata per rispondere alle esigenze assistenziali dei pazienti terminali sia oncologici che con altre patologie. Il problema principale è da ascrivere soprattutto ad un deficit di tipo culturale dovuto alla mancata conoscenza di questa modalità assistenziale da parte dei medici e della cittadinanza. Poco si conosce, ancora oggi, delle reali potenzialità di queste cure e del giusto tempo per attivarle.


La collaborazione con le altre strutture della sanità territoriale che difficoltà incontra?
Molto spesso la collaborazione con le altre strutture sanitarie è tardiva. I centri di cure palliative garantiscono la massima disponibilità, ma le richieste di assistenza troppe volte arrivano fuori tempo massimo, in prossimità del decesso. E questo è un uso improprio della rete di cui paga i costi sia il paziente che il sistema sanitario regionale.


Cosa fare per ovviare a questo problema?
È urgente e sarebbe auspicabile che le istituzioni, come già previsto dalla legge 38 del 2010, promuovessero formazione e informazione del personale sanitario e dei cittadini attraverso incontri pubblici, campagne sui vari media e seminari scientifici specifici per il personale sanitario. La maggiore informazione garantirebbe al paziente il suo diritto, riconosciuto dalla legge 38, di ricevere cure palliative e terapia del dolore adeguate alle sue specifiche esigenze e nei tempi più giusti.

 

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