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Roma
Dal cielo alla terra. Luca Mercalli: “Orto e telelavoro per salvare il mondo"

di Emma Evangelista

Quella per salvaguardare il clima è una vera e propria lotta contro il tempo. Lo sa bene Luca Mercalli, metereologo e oggi anche convinto e consapevole agricoltore.

Nel volume “Il mio orto tra cielo e terra” si diverte da dare qualche ricetta per vivere in modo più ecologico e sostenibile integrandosi con l'ambiente. Il testo è edito da Aboca, un'azienda che ha deciso di investire risorse nella diffusione della cultura a sostegno della biodiversità e dello sviluppo sostenibile con un vero brand da cui nasce il progetto "A seminar la buona pianta".
Per la stessa azienda aretina Mercalli porta in giro per l'Italia un esilarante e istruttivo spettacolo teatrale insieme ai professori della Banda Osiris per spiegare i mutamenti climatici dal Medioevo ai giorni nostri ripercorrendo tra arte e cultura il mito delle mezze stagioni, o meglio come recita il titolo dello spettacolo "Non ci sono più le quattro stagioni". Lo spettacolo gratuito finora ha registrato sold out in tutte le sue tappe e si propone come un percorso maieutico verso una realizzazione della coscienza del cittadino a sostegno della lotta al cambiamento climatico e promossa dagli accordi di Parigi.
Il professore ha scelto Affaritaliani per spiegare direttamente come cambierà il clima e cosa di può fare per il futuro.

Professore nel suo spettacolo mostra dipinti storici del Medioevo come testimonianza di eventi climatici. Tra le opere, c'è ne una che mostra Roma innevata. Ma le nevicate nella capitale sono sempre più rare, e la temperatura cresce ogni anno: come cambierà il clima romano nel futuro?

“Non sono certo scenari gradevoli quelli che si preannunciano, sicuramente il clima peggiorerà e sta a noi decidere di quanto. Sarà sicuramente sempre più caldo soprattutto d'estate e dunque potrà creare problemi per attività e l'agricoltura ma anche favorire la proliferazione di insetti dannosi, si pensi alla zanzara tigre che è un insetto tropicale. Per quanto riguarda i fenomeni atmosferici si potranno verificare con più frequenza i minitornado sulla costa; proprio qualche mese fa uno ha colpito Fiumicino. Il nostro compito per cercare di arginare questi fenomeni è di limitare aumento temperatura e cercare di contenere entro i due gradi, come auspica l'accordo di Parigi, l'aumento, scongiurando la prevista soglia dei cinque gradi”.

In questi giorni a Roma si sono adottate alcune giornate di blocco delle auto, secondo i dati internazionali l'inquinamento da trasporto incide per il 14% sul surriscaldamento globale. Questo provvedimento serve davvero?

“Innanzitutto bisogna sottolineare che in Europa il dato è del quasi 25 per cento per la forte industrializzazione. Sicuramente potremmo dire che il blocco auto è un piccolo palliativo e che i problemi vanno affrontati a monte e risolti in modo radicale: prima con la mobilità elettrica e quindi con un forte incentivo della politica all'utilizzo di queste tecnologie alternative come avviene già in altri Paesi come la Norvegia dove si va verso un uso al cento per cento delle auto elettriche. Un secondo intervento utile può essere il sostegno al telelavoro. Ciò implica una riflessione non solo sul come muoversi ma su quanto sia realmente necessario: muoversi perdendo tempo nel traffico e inquinando è più dannoso che non rimanere a casa per due giorni a settimana e lavorare attraverso la multimedialità. Le grandi aziende e la pubblica amministrazione a rotazione due tre giorni a settimana potrebbero usufruire di questa attività con incentivi e aiutare l'ambiente”.

Lei parla di una riscoperta dell'orto, ma in città è difficile coltivare: qual è l'alternativa?

“Beh, intanto diciamo che in Italia quasi la metà della popolazione abita in campagna e quindi può dedicarsi a questa attività. Per chi abita in città una valida e funzionale alternativa è il recupero degli spazi degradati con gli orti urbani, gli orti collettivi e gli orti sociali e per chi proprio non avesse modo io propongo l'alleanza dei cittadini con aziende agricole esterne alla città. Gruppi di acquisto collettivi da agricoltori locali e contatto diretto con la produzione per controllare anche la filiera in tutte le sue fasi. Un'esperienza collettiva, anche per la famiglia e un orto per procura, ma vero”.

Qual è per lei il re degli ortaggi?

“Sicuramente il pomodoro. Tra l'altro l'aumento della temperatura a Torino dove vivo fa crescere meglio le piante. Ma c'è una disciplina anche in questo: li raccolgo nel mio orto tra luglio e settembre faccio grandi scorpacciate ma non li mangio se non è periodo. Non li compro nel supermercato di produzione continua. Il segreto è saper aspettare e nutrirsi dei prodotti della terra quando è la loro stagione. Nell'attesa c'è la ricerca del gusto e la riscoperta dei sapori e della natura”.

Quali sono le peculiarità che caratterizzano un buon agro-ecologo?

“Partendo dal presupposto che scienza e conoscenza sono il fondamento di questa cultura posso sicuramente dire: rispetto del suolo, nel tentativo di entrare nella natura con passo felpato; alleanza tra biodiversità naturale: impariamo a utilizzare per i nostri fini le alleanze tra gli insetti e le piante, quelle che un tempo chiamavamo erbacce abbiamo capito che oggi possono essere una barriera indispensabile per una ottima produzione insieme alle coccinelle e agli insetti che ci permettono di far crescere il nostro orto senza ricorrere ai fitofarmaci o alla chimica”.

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