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Roma
De Vito e Mezzacapo, il gip ordina il sequestro di soldi e quote societarie
Marcello De Vito

Marcello De Vito e Camillo Mezzacapo, il gip Tomaselli ha ordinato il sequestro preventivo di oltre 350 mila euro e delle quote societarie della Ellevi srl e della Mdl srl nell'ambito delle indagini sul nuovo stadio della Roma.

 

Il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca diretta, è di 250mila euro nella disponibilità di Marcello De Vito e Camillo Mezzacapo (in carcere da mercoledì per corruzione e traffico di influenze illecite), di 95mila euro riconducibili all'avvocato Virginia Vecchiarelli (indagata per corruzione e reati fiscali) e di 20mila euro attribuiti al commerciante d'auto Luca Bardelli (ai domiciliari). A questo, come già detto, va aggiunto il sequestro preventivo delle quote delle società Ellevi srl e Mdl srl.

Il decreto del giudice, contenuto negli atti allegati all'inchiesta, trae spunto dall'attività investigativa che "ha consentito di accertare la sussistenza di una serie di condotte corruttive poste in essere dal duo De Vito-Mezzacapo in favore dei gruppi imprenditoriali che fanno capo a Luca Parnasi, ai fratelli Claudio e Pierluigi Toti e a Giuseppe Statuto".

Il gip ha richiamato l'attenzione "sull'esistenza di questo collaudato sistema corruttivo creato da De Vito con il fondamentale apporto di Mezzacapo che svolgendo la funzione di intermediario tra gli imprenditori e il pubblico ufficiale ha consentito la realizzazione della mercificazione della funzione di questi con sacrificio dell'interesse pubblico e pieno conseguimento dell'interesse dei privati".

La Ellevi "è una società scarsamente attiva che appartiene al 99% a Mezzacapo la cui madre, Paola Comito, il 7 luglio 2017, diventa amministratrice. La sua provvista è alimentata mediante operazioni di finanziamento soci e pagamento fattura emessa nei confronti Virginia Vecchiarelli. È una società - scrive il gip - utilizzata per riciclare parte dei profitti dell'attività corruttiva". La Mdl srl, invece, "è la società utilizzata quale vera e propria cassaforte dei proventi delle attività corruttive e costituisce strumento attraverso il quale viene da un canto occultata la provenienza illecita del denaro prezzo della corruzione e dall'altro custodito il medesimo sino alla conclusione del mandato di De Vito, epoca nella quale si procederà alla divisione".

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