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Roma
Detenuti minori in ville da sogno. "Carcere dorato", rivolta all'Eur

Via dal carcere per andare a vivere - e scontare la pena - in 3 ville che valgono 3 milioni di euro ciascuna, realizzate nel punto di maggior pregio del quartiere Eur, tra parchi da sogno con alberi di alto fusto e garage. Oltre 550 metri quadrati, "immersi in 1200 metri quadri di verde". Un extralusso che il Comune di Roma aveva ricevuto come bene confiscato alla criminalità organizzata e che aveva pensato di assegnare come "casa famiglia", e che il commissario straordinario Paolo Tronca ha benedetto passando alla fase esecutiva.
All'Eur esplode la rivolta dei residenti che hanno già predisposto un ricorso al Tar contro la determinazione dirigenziale dello scorso 4 febbraio che trasforma quello che inizialmente era il progetto di una casa famiglia, in una detenzione "dorata". Non solo. Anche gli attivisti di Casapound sono sul piede di guerra e minacciano azioni pubbliche per sollecitare l'attenzione sulla scelta di collocare in quella che doveva nascere come casa famiglia, anche giovanissimi carcerati. E questo a fronte di un'emergenza abitativa di migliaia di famiglie romane. E visto che la destinazione d'uso è ad ufficio, ci sono serie possibilità che il Tar dia ragione ai ricorrenti.
La decisione di destinare le tre maxiville di via Kenya 70 e 72 e via Algeria 11 a fini sociale risale alla Giunta Marino e porta la firma dell'ex assessore Danese. E' il frutto di un protocollo d'intesa dell'8 maggio 2015 con il quale Comune invia al Dipartimento Penitenziario una "manifestazione d'interesse" per dare seguito ad un accordo quadro per la gestione di beni sequestrai alla mafia. L'assessore Danese indica appunto le maxiville dell'Eur e chiede l'assegnazione in comodato d'uso per un progetto sociale: una casa famiglia per madri in difficoltà con fili e una casa famiglia per "minori provenienti dal circuito penale". Dunque, donne ind ifficoltà ma anche gioavanissimi arerstati per vari reati e "custoditi" a Casal Del Marmo. E la Giunta approva anche e soprattutto la parte in cuio "la Fondazione Poste Insieme Onlus concorre alla copertura delle spese di gestione della struttura con un finanziamento di 150mila euro per il 2015 con la previsione di ulteriori stanziamenti. La Casa famiglia protetta è stata intitolata a Leda Colombini".
All'Eur nessuno sa nulla. Il Municipio è troppo preso dalla battaglia contro le prostitute e dal progetto di creare "isole dell'amore" e così scivola tutto nel dimenticatoio. Persino i giardinieri che nel frattempo hanno recuperato i parchi, passano come lavori di manutenzione, sino alla determinazione del Commissario Tronca che lo scorso febbraio approva la lettera di invito alle onlus romane per dare seguito al progetto. Rispetto alla delibera "Danese" qualcosa però è cambiato: restano i minorenni detenuti ma quelle che dovevano essere "donne in difficoltà co bambini", si trasformano in "madri detenute con figli". Praticamente un "carcere dorato" senza sbarre né sorveglianza accanto a immobili il cui valore commerciale cambia se vicino c'è una succursale di un carcere. Ed è rivolta.

La Determinazione del Commissario

Il protocollo con Poste

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