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Roma
Di Maio, la crisi e il bacio col Pd: torna De Vito e dichiara guerra all'M5s

Di Maio capo del Movimento e l'accordo col Pd. Ancora agli arresti domiciliari, il presidente del Consiglio Comunale di Roma, Marcello Di Vito, tuona annuncia la spaccatura M5S: “Di Maio? Egoismo, cinismo, spregiudicatezza non possono essere queste le “doti” politiche di un capo del M5S”.

E sull'accordo col Pd: “Se non ritroviamo i nostri valori e temi di base, non vi sarà “contratto” o “accordo politico” che dir si voglia che possa essere utile, per il Paese e per noi. Gli inviti alla discontinuità sono sensati. Mi auguro che vi sia la forza, il coraggio e il buonsenso di comprenderlo”.

In un'intervista con la quale De Vito, arrestato all'alba del 20 marco scorso nell'inchiesta Stadio Roma-Parnasi, in attesa di ritrovare la sua libertà dopo la pronuncia della Cassazione sul suo arresto “frutto di congetture”, va all'attacco contro chi l'ha espulso in 5 minuti e si prepara alla guerra.

Al Corriere delle Sera, tramite il suoi legali consegna parole di fuoco: “Sussistono plurime violazioni del nostro statuto e codice etico: le regole valgono per tutti? Uno vale uno? Sussiste soprattutto un comportamento deludente sul piano umano da parte di un capo politico. Non si può giocare sulla pelle delle persone. Il Movimento che io ho conosciuto non può ammetterlo. Credo anche che la gestione della mia vicenda sia stata utilizzata per poi declinare una campagna elettorale contro l’“avversario/alleato” della Lega su temi giustizialisti, preoccupato esclusivamente dalla perdita del consenso via via registrata dall’inizio dell’esperienza di governo “gialloverde”. Una campagna fallimentare e fuori dal tema europeo, giustamente punita dai cittadini alle urne. A tema, ho visto solo un “Tango a Parigi coi gillet gialli”. Cinque minuti dopo le elezioni è tornato da Salvini, con tanto di congratulazioni per il 34%, come se nulla fosse. Due giorni dopo ha mandato una mail agli iscritti, invitandoli “a votare per confermare la fiducia a Luigi Di Maio”... Poi il 12 luglio, in piena pendenza del mio procedimento disciplinare, ribadiva pubblicamente la imminenza di prossime espulsioni, condizionando ancora una volta la libertà di valutazione di soggetti terzi quali sono i probiviri. Infine il 22 luglio dichiarava: “Io col partito di Bibbiano non voglio averci nulla a che fare”. Oggi è in trattativa col Pd mentre panifica con leggiadra disinvoltura su due forni. A tutto c’è un limite".

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