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Roma
Gassificatori a Malagrotta: la verità."Basta rifiuti all'estero", lo dice l'Europa

di Donato Robilotta*

Nei giorni scorsi il Presidente dell’Ama Fortini ha lanciato un forte grido di allarme sulla necessità di trovare un socio privato per la costruzione di un ciclo integrato dei rifiuti che eviti di mandare in tutta Italia e all’Estero una parte dei rifiuti che produce Roma. Peccato che il manager dell’azienda municipalizzata se ne accorga solo ora, dopo che insieme all’amministrazione Marino ha sempre dichiarato che Roma non aveva bisogno di discariche e di impianti di termovalorizzazione, perché  al limite i rifiuti conveniva mandarli all’estero.
Cosa che comporta non solo un danno ambientale notevole, con i rifiuti “tal quale” trasportati in giro, ma soprattutto un aumento dei costi che vengono scaricati sulle spalle dei cittadini utenti con l’aumento della tariffa rifiuti..
E invece i rifiuti non si possono mandare all’estero né fuori Regione all’infinito; infatti una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea chiarisce bene che “ogni Regione dotata di un piano regionale dei rifiuti dovrà garantire, in linea di principio, il trattamento e lo smaltimento dei propri rifiuti il più vicino possibile al luogo in cui vengono prodotti”. Questo perché all’articolo 191 TFUE è previsto il principio che “spetta a ciascuna Regione, comune o altro ente locale adottare le misure appropriate per garantire il ricevimento, il trattamento e lo smaltimento dei propri rifiuti e che questi ultimi vanno quindi smaltiti il più vicino possibile al luogo in cui vengono prodotti, per limitarne al massimo il trasporto”.
Roma e il Lazio hanno bisogno di impianti di incenerimento e questo lo dice il Governo Renzi con il decreto sblocca impianti, cha ha avuto il via libera dalla Conferenza Stato Regioni, che fotografa la situazione ad oggi del ciclo rifiuti e individua gli impianti da realizzare in base al fabbisogno di ogni Regione.
La Regione Lazio secondo i dati Ispra del 2014 produce 3milioni 82mila 372 tonnellate di rifiuti urbani, calcolando a regime una raccolta differenziata al 65%, come prescrive la legge, ma oggi siamo sotto il 35%, pari a circa 2 milioni di tonnellate, restano 1milione 78mila 830 tonnellate rifiuti da trattare con la produzione di 701mila. 240 tonnellate di Cdr/Css, rifiuti da valorizzare per la produzione di energia.
Calcolando anche 200mila354 tonnellate di scarti della raccolta di rifiuti differenziati abbiamo un fabbisogno di incenerimento pari a 879mila382 tonnellate. Mentre nel Lazio ad oggi abbiamo in funzione solo due impianti di incenerimento, quello di Colleferro e quello di S. Vittore, con una capacità complessiva di incenerimento apri a 384mila480 tonnellate.
Calcolando anche gli impianti di incenerimento autorizzati ma non ancora in esercizio, come le due linee dell’impianto Colari di Malagrotta, con una capacità di trattamento pari a 182mila500 tonnellate, e un’altra linea a S.Vittore, pari a 98mila750 tonnellate, si arriva –sempre secondo la bozza del decreto governativo - ad una capacità di trattamento complessivo pari a 665mila730, con un deficit di smaltimento pari 213mila652 tonnellate.
Deficit che doveva essere coperto dall’impianto di Albano laziale con una capacità di trattamento pari a 160mila tonnellate. Ma il documento del governo, diversamente che dalle prime bozze,  non lo prende più in considerazione perché la Regione Lazio ha comunicato che “il termine della validità dell’autorizzazione Integrata Ambientale è trascorso e la stessa autorizzazione si intende decaduta”. In questo modo la giunta Zingaretti “brucia” circa 300 milioni di euro di Cip 6 previsti per quell’impianto mentre resta la necessità della costruzione di un altro impianto e i relativi finanziamenti.
La bozza del decreto governativo, che dopo il via libera della Conferenza Stato Regioni verrà presto emanato, prevede la costruzione di otto impianti di incenerimento, di cui tre nella macroarea del centro, due del Sud, uno in Sardegna e due in Sicilia. Per la Regione Lazio, che tra l’altro è oggetto, come riporta il documento, di una condanna da parte della Corte di Giustizia Europea, per non aver creato una rete integrata ed adeguata di impianti di gestione dei rifiuti, il decreto governativo al posto dell’impianto di Albano prevede la realizzazione, oltre quelli esistenti di Colleferro, S. Vittore e Malagrotta,  di un altro impianto di incenerimento, con una capacità di smaltimento pari a 210 mila tonnellate/anno di rifiuti urbani e assimilati.
E a Roma, aggiungo io, serve anche una discarica di servizio per gli scarti di lavorazione e per le emergenze che hanno tutte le città del mondo compresa, la tanto citata a San Francisco.

* Già Consigliere Regionale del Lazio

 

IL DOCUMENTO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO SUGLI INCENERITORI

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