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Roma
Dramma periferie, sacerdoti in prima linea: rilancio di Primavalle e Casalotti

Torna l’appuntamento annuale che richiama l’attenzione sulla missione dei 34 mila sacerdoti e sulla loro opera: domenica 24 novembre è la XXXI Giornata nazionale delle Offerte per il sostentamento dei sacerdoti. Tra i preti diocesani, risaltano quelli che hanno a cuore le periferie in cerca di riscatto.

Un mese con i sacerdoti, annunciatori del Vangelo in Parole ed opere nell’Italia di oggi promotori di progetti anti-crisi per famiglie, anziani e giovani in cerca di occupazione. In questo periodo si ricorda ai fedeli che i sacerdoti sono affidati alla loro generosità per compiere con serenità il proprio compito. “Aiutare in maniera concreta i nostri sacerdoti credo sia un dovere di tutti noi che ne apprezziamo la missione e l’operato. Ogni Offerta, anche di minimo importo, sostiene un sacerdote e gli dà energia per continuare a svolgere la sua missione e aiutare i più poveri. Se crediamo nei sacerdoti, spetta a noi, in prima persona, sostenerli - spiega il responsabile del Servizio Promozione Sostegno Economico alla Chiesa cattolica, Matteo Calabresi -. L’Offerta è un contributo speciale, da introdurre stabilmente nella nostra vita cristiana, ripetendolo qualche volta l’anno, perché ci incammina su una nuova strada di comunione con la Chiesa. Basterà anche un piccolo importo, ma donato in tanti, perché raggiunga tutti i preti diocesani in Italia, non soltanto il nostro”.

I sacerdoti si affidano alla comunità per essere liberi di servire tutti. Le Offerte sono lo strumento che permette a ogni fedele di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani, che assicurano una presenza costante in tutte le parrocchie per annunciare il Vangelo e supportare le comunità. Ogni Offerta rappresenta dunque un importante segno di appartenenza e comunione.

Destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, queste Offerte sono uno strumento perequativo e di solidarietà nazionale scaturito dalla revisione concordataria del 1984, per sostenere l’attività pastorale dei circa 34.000 sacerdoti diocesani. Infatti da oltre 30 anni i sacerdoti non ricevono più uno stipendio dallo Stato, la congrua, ed è responsabilità di ogni fedele partecipare al loro sostentamento, anche attraverso queste Offerte.

A Roma, “cuore della cristianità”, sono tanti i sacerdoti in prima linea nelle periferie, tanto care a Papa Francesco, crocevia di povertà e disagio sociale. Da sei anni alla guida della parrocchia Santa Maria Assunta e San Giuseppe, nel cuore della borgata di Primavalle, stretta tra via di Boccea e via Trionfale a nord ovest di Roma, Don Massimiliano Parrella, classe 1977, conosce profondamente il quartiere, sa quanto siano grandi il bisogno di riscatto, la solitudine, la paura del futuro. Conta 30.00 abitanti la parrocchia, la metà dell’intera popolazione di Primavalle, una delle dodici borgate ufficiali della città, ossia uno di quei luoghi dell’agro romano dove dal 1924 al 1937 furono realizzati edifici popolari con lo scopo di trasferirvi gli abitanti del centro, allora oggetto di demolizione e ristrutturazione urbanistica e che potevano dichiarare a pieno titolo di essere i romani. Purtroppo, questo insediamento urbano forzato, conclusosi negli anni 50, restituì ai suoi abitanti un territorio povero e isolato a forte rischio di emarginazione sociale, tanto da essere definito “la montagna del sapone” per indicarne l’estremo disagio.

Lo sa bene padre Max, cresciuto in quelle strade con file interminabili di panni stesi alle finestre tra i palazzoni grigi di cemento: “Sono sacerdote dell’Opera Don Calabria e parroco a Primavalle ma la cosa bella è che a Primavalle ci sono nato - spiega con orgoglio don Massimiliano - e il mio cuore è proprio qui.” Fin dall’inizio del suo incarico il sacerdote si è rimboccato le maniche lavorando nella sua chiesa per integrarla profondamente nel territorio in cui sorge mettendo a punto tante iniziative per giovani, famiglie, malati, detenuti, coppie e sposi, disabili, lavoro, anziani, poveri. Per loro grazie alla collaborazione con i sacerdoti del “Collegino”, con le suore e i volontari è nato, nel 2013, il Borgo dell’Accoglienza, il luogo dove fermarsi per chi vive in strada, dove le famiglie in difficoltà vengono ascoltate nella loro richiesta di aiuto.

Vicino ai locali della grande mensa del Don Calabria, il Borgo oltre a distribuire cibo e vestiti ha il ruolo di centro diurno. Sono in tanti a sedere al grande tavolo davanti ai locali dell’associazione prima e dopo aver mangiato a mensa. Sono donne sole, persone che hanno perso il lavoro, giovani e meno giovani con un passato legato alle droghe, anziani. Ma anche padri di famiglia temporaneamente disoccupati pronti a mettersi in fila per il pacco viveri del giovedì. Dentro, alimenti di prima necessità. Latte e biscotti per chi ha bambini, omogenizzati quando è possibile, e poi pasta, olio, pomodoro per tutti. Un lavoro duro per i volontari, frutto di grande organizzazione. E chi vive per strada può usufruire anche del servizio docce e barberia con la possibilità di lavare e stendere i propri indumenti.

Dell’accoglienza ha fatto la sua missione anche Padre Gaetano Greco, classe 1947, per 36 anni cappellano del carcere minorile di Casal del Marmo e fondatore di Borgo Amigò, nato nel 1995, una casa famiglia alternativa al carcere. Qui, nel marzo 2013, Papa Francesco all’inizio del suo Pontificato celebrò la sua prima messa in Coena Domini e il suo primo rito della lavanda dei piedi inchinandosi davanti ai giovani detenuti.

Nucleo centrale del borgo, situato in periferia a Casalotti, è casa “Padre Agostino”, dedicata al Cardinale Casaroli che ha condiviso il progetto e ha aiutato padre Gaetano a trovare i fondi per realizzare la prima parte dell’opera sostenuta, successivamente, anche grazie ai fondi 8xmille alla Chiesa cattolica. Intorno vi sono tante piccole case dove molti ragazzi, di età compresa tra i 14 e di 21 anni, che hanno subito traumi o disagi sociali, tali da portarli all'esperienza del carcere, possono cercare di superarli grazie all'aiuto di psicologi, psichiatri, o assistenti sociali. Qui possono continuare gli studi interrotti e intraprendere corsi di formazione, fino ad arrivare ad un inserimento lavorativo graduale attraverso programmi di Borse Lavoro.

Con un sorriso contagioso ed una grande capacità di ascolto il sacerdote condivide con i ragazzi ospitati pasti, studio e tempo libero. Padre Gaetano ha visto passare generazioni di figli ribelli, disperati o abbandonati a se stessi. “Arrivano qui con una grande sofferenza- spiega il sacerdote – Cercano qualcuno che li ascolti, che non li rifiuti e non abbia paura di loro. I minori non dovrebbero andare in carcere, come si può tarpare le ali ad un adolescente?” La missione della casa è quella di “luogo transito”, senza barriere e aperta al mondo esterno, che mette al centro il percorso di crescita e di riscatto personale e sociale. “E’ fondamentale offrire delle opportunità ai ragazzi che hanno sbagliato – conclude padre Gaetano- far comprendere loro che il carcere non è la fine di tutto, che ci sono nuove possibilità come riprendere il proprio cammino in un luogo accogliente e dove regna lo spirito di famiglia”.

La “missione” di sacerdoti come don Massimiliano e padre Gaetano è resa possibile anche grazie alle Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano. Ogni fedele è chiamato a parteciparvi, a titolo personale o della propria famiglia. L’Offerta è nata come strumento di comunione tra sacerdoti e popolo di Dio e delle parrocchie tra loro. Per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della ‘Chiesa-comunione’ delineata dal Concilio Vaticano II.

Nel 2018 sono state raccolte 98.927 Offerte, per un totale di 8.801.301,17 euro. Queste concorrono a rendere possibile la remunerazione mensile dei 30.985 sacerdoti secolari e religiosi a servizio delle 224 diocesi italiane e dei 2.956 sacerdoti che, per ragioni di età o di salute, sono in previdenza integrativa. Sono sostenuti così anche circa 400 sacerdoti impegnati nelle missioni nei Paesi in via di sviluppo come fidei donum. Il contributo è deducibile fino ad un massimo di 1.032,91 euro l’anno. Le donazioni vanno ad integrare la quota destinata alla remunerazione del parroco proveniente dalla raccolta dell’obolo in chiesa. Ogni curato infatti può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento, pari a circa 7 centesimi al mese per abitante. In questo modo nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le Offerte e l’8xmille vengono allora in aiuto alla quota capitaria.

L’8xmille oggi è strumento ben noto e non costa nulla di più ai fedeli. Le Offerte invece sono un passo ulteriore nella partecipazione: comportano un piccolo esborso in più, ma indicano una scelta di vita ecclesiale. Tuttora le Offerte coprono circa l’1,8% del fabbisogno e per remunerare il clero diocesano bisogna ancora far riferimento all’8xmille. Ma il loro significato indica un’ulteriore consapevolezza e partecipazione alla vita di tutte le comunità italiane, oltre che della propria. I contributi versati vengono inviati all’Istituto centrale sostentamento clero di Roma, che li distribuisce equamente tra i preti diocesani. Assicura così una remunerazione mensile che va dagli 870 euro netti al mese per un sacerdote appena ordinato, fino ai 1.354 euro per un vescovo ai limiti della pensione.

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