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Roma
Droga a Roma, scoperto il codice San Basilio. Coca a Rebibbia: 8 arresti

Droga a Roma, doppia operazione della Squadra Mobile: scoperto il “dizionario” di San Basilio, una serie di messaggi in codice tra fornitori, spacciatori e clienti per evitare di essere intercettati; nel Carcere di Rebibbia fermato un giro di cocina ed hashish tra detenuti e familiari.

 

Nelle prime ore della mattinata di martedì, il personale della Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato San Basilio, a conclusione di articolate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di quattro misure cautelari, emesse dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di alcuni soggetti già noti alle forze dell’ordine, dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti di varia tipologia. Sono state altresì eseguite perquisizioni locali e personali a carico di vari soggetti coinvolti nelle illecite attività.

Un’indagine vecchio stampo, basata su appostamenti e pedinamenti nonché da intercettazioni telefoniche, che hanno consentito di decriptare le parole in codice, “…er caffè, …marlboro light da 20…, …ballerina…, …pensierino…, …macchina…, …quello…, …magliette…”, utilizzate per l’approvvigionamento, il trasporto e la successiva vendita al dettaglio con la recente tecnica del cd “servizio a domicilio”.

L’attività d’indagine scaturisce da un ennesimo episodio cruento che ancora una volta dipinge di nero le cronache della criminalità romana ovvero dal ferimento di Emiliano Catrisanto, raggiunto da colpi d’arma da fuoco alle gambe in via Mammucari lo scorso 2 gennaio del 2018. Le informazioni raccolte nell’immediatezza dei fatti risultavano sin da subito totalmente inattendibili poiché discordanti ed inverosimili. Catrisano, pluripregiudicato per reati inerenti sostanze stupefacenti, più volte è stato controllato nel comprensorio di Via Mammucari con altrettanti pregiudicati per reati specifici. Difatti, gli approfondimenti investigativi successivi al ferimento, confermavano che quest’ultimo fosse dedito allo spaccio di stupefacenti proprio presso il comprensorio di via Mammucari 25, nota “piazza di spaccio” del quartiere Tiburtino III. Pur rimanendo ignoti gli autori del ferimento appariva evidente che il movente del delitto fosse riconducibile alle dinamiche connesse allo spaccio di droga perpetrato nel già citato comprensorio.

Sin dalle prime conversazioni intercettate, sono stati raccolti validi elementi probatori in ordine ai reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nei confronti di Emiliano Catrisanto nonché dai suoi soci identificati per Manuele Seretti, Stefano Marziale e Giacomo De Lucia, tutti con precedenti per reati in materia di stupefacenti, ai quali Catrisanto si rivolgeva sistematicamente per gli approvvigionamenti di diverse tipologie di droga, per la successiva cessione a terzi, utilizzando un linguaggio criptico o convenzionale, con l’intento di celare il vero significato del discorso, pronunciando sempre le solite espressioni nella certezza di essere compreso nelle reali intenzioni dai suoi interlocutori (fornitori): “…ce stai?…”, “…te posso passà a trovà? ..al volo….”, “…se potemo incontrà! vengo a pià er caffè!?...”.

Una volta entrato in possesso dello stupefacente, Catrisantto iniziava ad intrattenere conversazioni con gli acquirenti per stabilire modalità e punti d’incontro, finalizzati alle singole cessioni. In particolare era solito invitare i suoi “clienti” presso la propria abitazione di Via Augusto Mammucari “…salgo io o scendi te?...”,“.. viè qua sotto.. al portone mio.. che scendo io..”, che utilizzava come “base logistica” per l’occultamento dello stupefacente per il successivo smercio evidentemente ritenendola un posto sicuro in caso di un eventuale blitz.

Spostandoci nel Carcere di Rebibbia, sempre nella mattinata di martedì il personale della Squadra Mobile, nell’ambito di una complessa attività investigativa coordinata dal pool Reati contro il patrimonio della Procura della Repubblica di Roma e condotta in collaborazione con il N.I.C. Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, ha eseguito 4 misure cautelari a carico di due donne e due uomini, scardinando un sodalizio criminoso composto da tredici persone che, attraverso alcuni sodali detenuti presso il penitenziario, pianificavano reati da compiere all’esterno con armi e introducevano nella struttura carceraria sostanza stupefacente. Gli arrestati, di età compresa tra i 31 ed i 47 anni, tutti romani e con vari precedenti per reati contro il patrimonio ed in materia di armi e stupefacenti, sono ritenuti responsabili a vario titolo, in concorso con altre nove persone indagate delle quali quattro detenute, del reato di spaccio di sostanza stupefacente introdotta all’interno della Casa Circondariale di Rebibbia, consegnandola in occasione dei colloqui ad alcuni carcerati i quali provvedevano successivamente a spacciarla ad altri reclusi e di porto e detenzione illegale di armi clandestine da sparo e relativo munizionamento.

Il gruppo criminale era coordinato da alcuni detenuti del Carcere di Rebibbia che commissionavano l’approvvigionamento sia di armi da reperire nel quartiere di Tor Bella Monaca sia di sostanza stupefacente da spacciare dentro la struttura carceraria. Per portare a termine le “operazioni” approfittavano della concessione di permessi premio per pianificare le attività illecite e si avvalevano della collaborazione di persone a loro vicine e familiari, per mettere in pratica quanto stabilito, sfruttando alcune donne per introdurre - in occasione dei colloqui nell’apposita “area verde” del carcere - soprattutto pasticche che, contenenti il principio attivo della buprenorfina, sono parificate alle altre canoniche sostanze stupefacenti.

Le indagini della sezione “Reati contro il Patrimonio” , supportate da attività tecnica con intercettazione ed analisi dei tabulati di traffico telefonico, hanno preso spunto da alcuni controlli effettuati da personale della Polizia Penitenziaria all’interno delle celle che permettevano di rinvenire apparati cellulari di ridottissime dimensioni utilizzate dai detenuti per comunicare con familiari e sodali all’esterno, con finalità illecite. Le conseguenti investigazioni scaturite da tali verifiche permettevano nel mese di novembre del 2016 di riscontrare come effettivamente dall’interno del carcere partiva l’ordine diretto agli altri indagati di acquisire armi e droga, in quanto nel quartiere di Tor Bella Monaca venivano arrestati O.M. e P.A. sorpresi sia nella detenzione di un fucile a canne mozze modificato con circa 30 munizioni, che di svariate dosi di hashish e cocaina.

Successivamente, con la collaborazione della Polizia Penitenziaria, venivano effettuati due ingenti sequestri di compresse sublinguali, sorprendendo due donne - con stretti legami di parentela con alcuni carcerati - che le occultavano nelle parti intime al fine di consegnarle ai detenuti e spacciarle successivamente. L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi è stata effettuata alle prime ore della mattinata odierna associando una persona alla Casa Circondariale di Regina Coeli ed una a quella di Civitavecchia, sottoponendone una alla misura degli arresti domiciliari ed un'altra all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

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