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Roma
Elezioni 2018. M5s vs Forza Italia, Taverna-Calzetta: battaglia in radio

Nuovo scontro politico ai microfoni di Radio Centro Suono Sport, dove giovedì si sono alternati la senatrice del M5S, candidata alle elezioni 2018 Paola Taverna e il candidato alla Camera di Forza Italia Pasquale Calzetta.

 

Sicurezza, immigrazione, sanità sono i temi che i due ospiti hanno dovuto affrontare, battibeccando inizialmente sulle responsabilità dei rispettivi partiti riguardo ai problemi del Paese.

La Taverna, promuove a pieni voti la Raggi come sindaca di Roma: “Santa Raggi. Le do un 8 fosse solo per l'impegno di riportare la legalità in questa città che abbiamo trovato disastrata e con svariati miliardi di debito delle precedenti amministrazioni. Già si stanno vedendo i cambiamenti. Tra 5 anni questa sarà di nuovo una città che avremo voglia di vivere”, sottolinea al conduttore Patrizio J. Macci.

Ma l'impegno della candidata non è locale ma nazionale, dato che si propone di nuovo per una poltrona in senato. Ricordando a tutti gli elettori l'importanza del voto come strumento democratico, Taverna è dura coi governi che si sono susseguiti: “Stiamo assistendo ormai da 20 anni a personaggi che si spacciano come competenti, come coloro che possono rispondere i problemi. Come il fu presidente Berlusconi, che ancora ieri sera prometteva quel milione e mezzo di posti di lavoro che ci prometteva 17 anni fa. Noi non facciamo promesse in campagna elettorale, noi diciamo che il paese deve ripartire. Le politiche che sono state fatte negli ultimi anni sono disastrose: favori alle banche, ai petrolieri, abolizione dell'articolo 18. Questo doveva essere governo di centrosinistra che ha fatto il governo di centrodestra”, afferma.

Interrogata sulla questione rimborsopoli, Taverna si dice sicura che lo scandalo andrà a vantaggio del M5S che ripartirà più forte di prima: “Finalmente gli italiani sanno che è vero che restituiamo i soldi. Io personalmente ne ho restituiti 190 mila. Questa vicenda sarà un boomerang. Stiamo parlando di soldi privati, soldi che tutti gli altri partiti si mettono in tasca tranquillamente. In 4 dei nostri non l'hanno fatto. Se lo avessero fatti tutti i partiti, avremmo restituito all'Italia 130 milioni di euro. Da noi chi non restituisce i soldi è fuori dal movimento. Questo significa solo che se troviamo delle falle siamo in grado di riconoscerle, di cambiarle e di estromettere chi ha sbagliato, continuando con maggiori garanzie”, spiega.  

Riguardo alle polemiche scatenate da quanti ritengono i 5 Stelle no-vax, Taverna ha chiarito che la questione è più complessa: “Noi abbiamo fatto una grande battaglia contro l'obbligo vaccinale, da non confondersi con il no ai vaccini. La pratica vaccinale non è mai stata messa in dubbio. Noi eravamo un paese che prevedeva 4 vaccini obbligatori e una serie di vaccini facoltativi, siamo stati investiti da un allarmismo che lo stesso Gentiloni dichiarò non veritiero. Non è comprensibile un provvedimento che porta all'obbligo di 10 vaccini. Informare un genitore, spiegare cos'è il vaccino e cosa potrebbe succedere sono modi più validi che non l'obbligo. A Roma la copertura vaccinale sta superando il 97% e abbiamo promosso una delibera per cui i bambini non ancora vaccinati e molti per gravi ritardi di amministrazioni, Asl e ministero possano avere la possibilità di terminare gli studi. Un diritto non può togliere un altro diritto”.

Riguardo alla questione immigrazione, i due candidati invitati ai microfoni di Radio Centro Suono Sport la pensano diversamente: Taverna punta ai riconoscimenti immediati, che permettano di sapere in fretta quali sono gli immigrati che devono essere accolti e quali no; Calzetta a un piano Marshall in Africa che blocchi gli arrivi.

Calzetta incolpa prima di tutto la sinistra: “I governi della sinistra hanno svenduto questo Paese per un po' di deficit in più dall'Europa, che in cambio ci ha chiesto di accogliere tutti. Con i governi del centrodestra nel 2011 arrivavano 4 mila immigrati, con i governi del centrosinistra 150-180-120 mila all'anno. Questo è risultato di una politica scellerata. Siamo arrivati a un punto di non ritorno: bisogna dire basta. Bisogna rimpatriare chi non dovrebbe stare qui, ma soprattutto bisogna spezzare l'arrivo. In passato ha funzionato l'accordo Berlusconi-Gheddafi, ma non possiamo farlo da soli. Serve un governo che abbia la forza di andare in Europa a proporlo”.

Il candidato di Forza Italia, che una volta a settimana va a fare la spesa insieme a Brunetta in un supermercato di via Ardeatina per discutere di politica lontano da orecchie indiscrete, ha parlato anche del candidato alla Regione Lazio: “Non è stata una scelta premeditata, quella di decidere il nome di Parisi all'ultimo. C'è stato un po' di travaglio nello scegliere il candidato del centrodestra, ma ora abbiamo individuato chi più di tutti può rialzare le sorti di questa Regione, visto lo sfacelo che la presidenza Zingaretti ha fatto in questi anni”.

 

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