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Roma
Elezioni 2018. Più Europa e FI a confronto: tra concretezza e “futuro roseo”

Elezioni 2018 alle porte: ai microfoni di Radio Centro Suono Sport si confrontano la candidata per Più Europa, Monica Lucarelli, e il candidato di Forza Italia a sostegno di Parisi Presidente in Lazio, Fabio De Lillo.

 

Un confronto che dalle prime battute si mostra su due terreni ben differenti. “Meno promesse elettorali, più concretezza nel rispetto dell'intelligenza e dello spirito critico degli elettori”, chiede la Lucarelli al suo avversario che risponde con un aleatorio: “La gente ha bisogno di vedere un futuro roseo e vedere il positivo davanti a sé e non lacrime e sangue”.

Oltre a un futuro roseo non meglio precisato, però, De Lillo parla anche di programmi elettorali. “Forza Italia sta proponendo di guardare al futuro in maniera positiva e ritengo le altre proposte tristi e depressive. Noi proponiamo di abbassare le tasse fino al 23% e di farlo nei primi 3 anni finanziandolo col condono tombale sulle cartelle di Equitalia, che le famiglie che non arrivano a fine mese e le aziende che stanno per chiudere non potrebbero mai pagare. Questo vale 60 miliardi di euro, cioè pagare il 15% di tutto ciò che si dovrebbe pagare e chiudere. Così una famiglia può tornare ad avere un mutuo per casa o macchina”, spiega nei 2 minuti di comizio elettorale concesso dal conduttore Patrizio J. Macci a ogni ospite. “Poi vorremmo incentivare l'assunzione dei giovani permettendo alle aziende per i primi 6 anni di non pagare i contributi. Così molti giovani potremmo lavorare e molte aziende potrebbero ripartire. E lo vorremmo fare con Parisi che è un manager sia nel pubblico che nel privato”, afferma De Lillo.

Ex assessore all'Ambiente a Roma, il candidato di FI rivendica i successi ottenuti durante il mandato: “Potature? Le ultime le ho fatte io in accordo con l'allora assessore all'Ambiente in Regione: abbiamo fatto una programmazione seria. Ho messo in sicurezza gran parte della città attuando un piano di potatura che non si faceva da 15 anni. Abbiamo dato il codice civico a ogni albero, ossia un codice identificativo con cui schedare ogni albero per sapere da quanto tempo non viene monitorato e potato”.

Se il giudizio di De Lillo sul sindaco Raggi non è positivo, la sua vera nemesi rimane il governatore del Lazio Nicola Zingaretti: “Sono certo che il centrodestra vincerà a livello nazionale e regionale. Se ciò non avvenisse, al governo con Zingaretti andrà la Boldrini. Perché nel Lazio è stato fatto un patto scellerato col diavolo: Liberi e Uguali si è alleato con Zingaretti che è l'antagonista a Renzi. Per accettare i 6-7 punti percentuali che porterà Liberi e Uguali hanno accettato alcune condizioni che portano a bloccare la costruzione di molte infrastrutture tra cui la Roma-Latina, la Pontina. È da criminali non ultimare un'autostrada del genere che porterebbe percorrere Roma-Latina in 15 minuti”.

Anche in materia di sanità, Forza Italia e il centrodestra hanno un piano: “La condizione degli ospedali è il risultato di una politica che ha portato la Regione Lazio a cercare in tutte le maniere di abbattere il debito nella Sanità e tagliare i costi togliendo i posti letto e non assumendo più medici. La responsabilità parte da lontano ed è di varie amministrazioni regionali di vari colori. Bisogna uscire immediatamente dal commissariamento: Zingaretti non è voluto uscire per rimanere commissario ed avere pieni poteri. Va subito nominato un assessore e vanno fatte politiche di riassunzione immediata. Ora il turnover per i medici è del 10%: non è sufficiente. Sono stati tolti fondi e posti letto in maniera indiscriminata, la qualità non poteva rimanere inalterata. Ora il debito sta per essere azzerato, quindi si può cambiare la situazione: dobbiamo riassumere nuovi medici”.

L'argomento Pirozzi sembra essere diventato tabù in quota centrodestra: “Pirozzi? Non sento più parlare di lui, è ancora candidato? Poteva essere un valido rappresentante nella provincia di Rieti, tanto che gli è stato proposto di venire in Senato per avere un ruolo legato alla ricostruzione del cratere del terremoto, perché da sindaco di Amatrice poteva essere un osservatore privilegiato, ma non ritenevamo che potesse essere governatore di una Regione così complicata”.

Si preoccupa meno degli avversari politici la candidata di Più Europa Monica Lucarelli, che però conosce il valore anche dei partiti più piccoli: “Questa legge elettorale è orrida e permette a partiti che hanno leader e programmi diversi di stare insieme. Da questa elezione è difficile che ne esca una maggioranza che da sola possa governare, quindi i partiti piccoli faranno la differenza e saranno l'ago della bilancia”.

Corteggiata da Alemanno, ma anche dal Pd, ha scelto di candidarsi solo dopo l'intervento di Emma Bonino: “Oggi ho detto di sì perché credo nelle liberalizzazioni, credo in un'Italia e un'Europa sempre più forte e perché penso che sia importante dare un'opportunità di sviluppo più ad ampio respiro per i nostri figli”.

Impegnata da anni nel sociale e con un curriculum di prima scelta, ha abbracciato i tre pilastri cardine dei Radicali: aborto, divorzio e testamento biologico. “Sono 3 battaglie per la libertà, poi ognuno in propria coscienza risponde a se stesso e fa le proprie scelte. Quella più delicata forse è quella sull'aborto: nonostante questa legge abbia 40 anni di vita ancora se ne dibatte. Io ho tre figli e ho scelto di non fare l'amniocentesi nonostante la terza gravidanza fosse a 40 anni, ma ho avuto la possibilità di scegliere. Chi pensa che la legge sull'aborto sia eventualmente un modo per avere rapporti senza protezione e poi risolvere il problema di una gravidanza sgradita, penso che non abbia veramente capito che cosa vuol dire per una donna affrontare un aborto. Dare la possibilità di scelta è la cosa più importante”.

Anche il tema dell'immigrazione è uno dei motori della sua adesione a Più Europa: “Noi abbiamo 6 milioni di stranieri integrati in Italia che valgono circa l'8% del Pil – ed è dimostrato che gli stranieri sono anche quelli che aprono più aziende - a fronte di 500 mila immigrati irregolari. Abbiamo bisogno di regole certe, non di chiudere le frontiere. La Bossi-Fini non ha più senso di esistere e va cambiata. Abbiamo bisogno di regolarizzare chi è in grado di produrre e di stare nel nostro Paese e di crescere in quanto Italia in modo da contare di più in Europa per riuscire a fare accordi con i Paesi di provenienza”, spiega Lucarelli.

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