Elezioni a Roma, la Meloni fa melina. Bertolaso in freezer, il centrodestra caos

di Fabio Carosi

Pd a trazione Giachetti-Morassut con Fassina "che rema contro"; l'ex ministro Bray acclamato candidato a furor di popolo dagli orfani di Ignazio Marino e Sel che gridano alla "rottura col Pd". Poi Cinque Stelle  alle prese con le primarie e, infine, il centrodestra con la Meloni che gioca a fare melina.
Nel caos della campagna elettorale per il Comune di Roma, chi ci guadagna è solo Alfio Marchini, unico ad avere un programma certo e un obiettivo certo: chi vuole salire sul suo carro dovrà pagare pegno e abbandonare i simboli di partito per abbracciare il progetto salva-Roma".
Ma è nel centrodestra che il caos si trasforma in delirio. Esclusa "Giorgia Meloni sindaco", progetto che starebbe a cuore solo ai Fratelli d'Italia e ai cugini Ex An, compreso Francesco Storace che chiede le primarie e intanto si candida, "l'effetto melina-Meloni" ha messo in stand by l'unica candidatura intorno alla quale si sarebbero potuti ritrovare i centristi, il popolo smarrito di Forza Italia e forse anche qualche "pentito" che nella destra dei Fratelli e nella Lega di Salvini a fatica trova uno spazio.
Ora, sulla candidatura della Meloni, i rumors si sprecano. C'è chi sostiene che la gravidanza le impedirebbe una presenza cosstante; chi invece che la presidente di Fratelli d'Italia starebbe alla larga da una candidatura a perdere; chi invece accredita l'ultima tesi, e cioè che I Fratelli-Gabbiani di Meloni e Rampelli avrebbero iniziato a far girare la palla solo per alzare la voce, presentarsi a Roma con una lista e il simbolo, tanto per far crescere quel 5 per cento scarso che gli viene accreditato  dai sondaggi nazionali e poi chiedere lasciapassare per le prossime elezioni. E chissenefrega se il congelamento di Bertolaso sarà il via libera per un ballottaggio certo tra Pd e Cinque Stelle, perché i Fratelli sanno bene che Marchini non sarà mai il candidato della "destra-centro" pur essendo disposto a prendere i voti del blocco ma alle condizioni note. Insomma, per due/tre posti garantiti alle prossime politiche, i Fratelli ingabbiano il centrodestra e segnano l'esito elettorale. Sarà duello all'ultimo voto tra M5S e Pd con gli altri a fare da spettatori.
Compreso Alfio che ha ribadito: "Serve uno schieramento che possa aggregare più forze possibili: bisogna costruire uno schieramento che sia il più ampio possibile.  Prendo atto che il Pd fa una politica ad escludere, il centrosinistra è finito. Prendo atto anche che i 5 Stelle sono chiusi dentro un loro meccanismo volto ad escludere. Reputo che sia responsabile cercare di creare uno schieramento moderato più ampio possibile che rispetti le diverse identità culturali, con un progetto coeso per un rinnovamento puntuale di Roma e non un'armata Brancaleone. Primarie allargate? Sabato facciamo qualcosa per i corpi intermedi, le categorie, le associazioni, i professionisti che vanno valorizzati, non rottamati. Sono elementi fondamentali a maggior ragione in un momento di crisi. Un programma non può che nascere da coloro che svolgono attività. Bisogna passare dal basso, dal coinvolgimento di un popolo che si mette in marcia. No ammucchiate - ha concluso - ma diverse identità coese su un unico programma". Cioè il suo.