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Roma
Elezioni Lazio, l'asso di Zingaretti: rifinanziate le inutili Comunità Montane

di Donato Robilotta

Comunità Montane abolite a dicembre scorso e rifinanziate ad agosto. Nicola Zingaretti entra in testacoda nel vivo della campagna elettorale.


Con il collegato estivo approvato l’altro giorno, una sorta di legge omnibus contraria a tutti i principi di buona legislazione e alle norme del codice delle leggi, la Regione Lazio ha rifinanziato le 23 comunità montane esistenti. Eppure alla fine dell’anno scorso la giunta Zingaretti aveva annunciato con la solita foga propagandistica che erano state abolite.

In realtà, con l’approvazione della legge di stabilità 2017 del Dicembre del 2016, la Regione non le aboliva affatto ma le trasformava in unione di comuni, cioè gli cambiava solo il nome e non c’era nessun bisogno di farlo dal momento che il testo unico degli enti locali già le definisce unioni dei comuni montani. Insomma un’altra norma spot buona per un manifesto ma non per fare una seria riforma del sistema.
Non solo ma nella legge è previsto che entro il termine  di dieci giorni dall’entrata in vigore  della legge il Presidente della Regione avrebbe dovuto nominate i commissari liquidatori delle comunità montane per la loro trasformazione in unioni di comuni, con alcune prescrizioni per la diminuzione del loro numero e per evitare doppioni di comuni che stanno sia nelle comunità montane che nelle unioni.
Sarà perché la norma che prevede di nominare commissari i vecchi presidenti delle comunità montane crea qualche problema, in quanto ciò è vietato dalla Severino, o per altri motivi sta di fatto che ad oggi, a otto mesi dall’entrata in vigore della legge in questione, i commissari non sono stati nominati e tutto è rimasto esattamente come prima.

Gli annunci
Eppure la Regione, come aveva annunciato lo stesso Zingaretti a inizio di legislatura, avrebbe dovuto affrontare una seria riforma strutturale degli enti di secondo livello che sono troppi, anche per diminuire i tanti livelli di governo, e creano un groviglio inestricabile che opprime il territorio e complica la vita ai cittadini e a chi vuol fare impresa.
Oltre a 378 comuni, a cinque Province e all’ente Regione, nel Lazio, senza tener conto delle Asl e degli enti e aziende regionali,  si individuano altri 13 livelli di governo e 244 enti: 23 comunità Montane, 21 unioni dei comuni, 82 Università Agrarie, 4 Consorzi di bonifica, 12 enti parco, 38 riserve e aree protette, 5 ato acqua, 5 ato rifiuti, 4 consorzi intercomunali, 5 consorzi industriali, 1 bacino imbrifero, 8 Gal e 39 distretti socio-sanitari.
Le 23 comunità montane coinvolgono 248 comuni, che sommano una popolazione di circa 1.075.168 abitanti, le 21 Unioni dei comuni laziali coinvolgono 108 comuni, per una popolazione pari a 238.611 abitanti. Di questi ben 84 appartengono contemporaneamente ad una comunità montana, mentre 8 sono le comunità montane interessate da questa sovrapposizione, 11 le unioni comunali i cui comuni aderenti appartengono tutti ad una stessa comunità montana, mentre sono solo due quelle che non presentano alcuna sovrapposizione con una o più comunità montane.

La geografia degli enti sovrapposti
Nel Lazio, su 253 comuni sotto i cinquemila abitanti, 40 non appartengono nè ad una comunità montana nè ad una unione dei comuni. Le 82 università agrarie interessano 59 comuni, meno del totale perché spesso in uno stesso comune possono aversi più enti agrari distinti. I consorzi di bonifica sono 4 e vi aderiscono 363 comuni, mentre i comuni interessati agli enti parco e riserve e aree protette sono 140, di cui ben 83 di questi appartengono contemporaneamente a una comunità montana, 32 a una unione di comuni e 28 a tutte due i sub enti. I 5 consorzi industriali coinvolgono93 comuni, di questi 65 fanno parte anche di una comunità montana e 35 di unioni dei comuni, e 25 fanno parte di entrambi i sub enti.
I gruppi di azione locale (GAL) sono 8 e vi fanno parte 96 comuni, di questi 64 fanno parte anche di una comunità montana e 37 di una unione dei comuni, mentre 31 appartengono ad entrambi.
In altre parole le tante sovrapposizioni, le ridondanze del sistema e una pletora di soggetti istituzionali che spesso non fanno altro che rallentare le procedure istituzionali aumentando i costi e rendendo il sistema poco efficiente e trasparente. Insomma un vero e proprio groviglio reticolare con enti che spesso fanno la stessa cosa.
Nel Lazio c’è bisogno di ridisegnare la geografia istituzionale della Regione a partire dall’assetto istituzionale di Roma Capitale, che era e resta un comune, e della città Metropolitana, che rischia di essere la brutta copia della Provincia, ma anche il rilancio necessario delle dimensioni territoriali di area vasta e l’esigenza di costruire quegli ambiti territoriali ottimali per la gestione di funzione amministrative e dei servizi pubblici locali che potrebbero costituire il nuovo tessuto connettivo cui la Regione dovrebbe affidare tutte quelle funzioni amministrative che non attengano a esigenze di carattere unitario, in applicazione dei principi costituzionali di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. Ma questo farà parte del capitolo da affrontare nella prossima legislatura visto che quella attuale ormai è al capolinea.

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