Elezioni Lazio, la Civica di Montino delude persino in terra amica: Fiumicino

Elezioni, a metà del giro di boa, a sinistra c'è un grande sconfitto il cui silenzio la dice lunga. E' la vecchia scuola del Pd, il dalemiano Esterino Montino, già coniugato in Cirinnà, che aveva promesso di rilanciare Alessio D'Amato nella rincorsa a Francesco Rocca.

Obbiettivo clamorosamente fallito, visto che il presidente e animatore della Civica ha raggiunto a fatica il 3% e porterà in dote appena un seggio. La Civica di Zingaretti nel 2018 aveva fatto di meglio, superando il 4,3%. Ora, per il sindaco uscente di Fiumicino, si apre la porta delle pensione obbligatoria, perché della grande spinta che aveva promesso ad Alessio D'Amato è rimasto poco o nulla e la sua “corrente” a conduzione familiare espressa anche a Fiumicino e dintorni col vice Di Genesio Pagliuca destinato per genetica politica alla successione rischia di brutto.

Montino tradito persino nella sua Fiumicino

Nel territorio che avrebbe dovuto consegnare un sostanzioso pacchetto di voti, la Civica Montino per D'Amato ha sfiorato il fondo con un insignificante 2,38%, superato da Italia Viva e dal Pd che in riva al mare e lungo l'autostrada per gli “ozi di Capalbio” ha raggiunto il 18,10. A portare D'Amato al 30,55 contro il 55,64 di Francesco Rocca, ci hanno pensato le microliste di appoggio come i Verdi (2,87%), +Europa con l'1,95, Demos con l'1,82 e il Psi con lo 0,18.

La sconfitta di Montino fa rima con D'Alema

Dunque, tradito dal suo territorio solo come un'amante potrebbe fare e come è accaduto nel resto della Regione che p non è andata a votare, oppure sulla scheda ha premiato la corsa di Esterino Montino solo 3 volte su 100. Per chi aveva promesso una rimonta e un premio a D'Amato, la sconfitta di Montino fa rima con D'Alema e la fine di una classe dirigente del Pd che avrò come ultima occasione per contarsi al congresso. D'altronde l'oblio è un destino al quale in pochissimi sanno sottrarsi.