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Roma
Elezioni Ostia, dalla Chiesa alla politica: Don Franco va in “missione”

di Diana Maltagliati

Non un ex prete, ma un prete sospeso dall'attività pastorale, che ha deciso di scendere in campo per donare ai cittadini del X Municipio nuova speranza dopo il commissariamento per mafia. De Donno, che tutti nella zona conoscono semplicemente come Franco, conosce bene Ostia.

 

Vice parroco di Santa Monica ad Ostia dal 1981, ha fondato decine di associazioni che danno linfa vitale al territorio. Ed è proprio questo che vuole portare in politica: la sua esperienza tra i cittadini, che gli ha permesso di individuare le esigenze del Municipio. De Donno, con la sua lista Laboratorio Civico X, porta in campo tutti i giovani delle sue associazioni, per promuovere l'inclusione e allontanare l'ombra tetra della mafia da Ostia.

Dalla Chiesa alla politica: per tutti è una grande novità, ma lei la fa apparire una cosa normalissima perché tutto è iniziato dal suo impegno tra i cittadini. É così?

Esattamente. È soltanto dall'impegno sociale sul territorio - che per me è iniziato più di 25 anni fa - che deriva questa mia scelta, non dalla chiesa o dalla parrocchia. Promuovendo decine di associazioni ho cercato di creare una rete che fosse presente e attiva nella zona.

Sono stati i cittadini stessi a chiederle di candidarsi?

Sì, innanzitutto i giovani che fanno parte delle associazioni che io ho fondato: il gruppo studentesco sociale, Ostia per l'Africa, l'Alternativa Onlus, tutto il Social Days che comprende 40 associazioni giovanili. E poi tutte le persone che sono entrate in contatto con queste realtà. Dal momento in cui ho deciso di scendere in campo ho avuto il sostegno di tutti coloro che mi circondavano. La mia scelta è supportata da una condivisione della cittadinanza.

Lei è stato responsabile della Caritas di Ostia. Cosa ha visto, lavorando così a contatto coi bisognosi della zona? Cosa serve?

Serve innanzitutto rimuovere le cause per cui queste persone si ritrovano senza casa, senza cibo, senza le cose primarie che servono per vivere. Bisogna rimuovere le cause che hanno portato a questa situazione, attraverso un'applicazione quotidiana della giustizia sociale. Vorremmo che nessuno fosse escluso dai diritti costituzionali: lavoro, casa, istruzione e sanità.

Dove conta di trovare i fondi e gli spazi per questi progetti?

Cominciamo a fare le cose che si possono realizzare a costo zero. Quelle legate all'utilizzo delle risorse naturali che ci sono qui nel Municipio X e che danno lavoro. Se noi le impostiamo non con una mentalità di emergenza, ma con la mentalità di una politica anticipativa, le cose cambiano.
Per quanto riguarda l'emergenza abitativa, gli alloggi ci sono già, soltanto che sono chiusi: ci sono molti immobili, caserme, e appartamenti sottratti alla mafia a disposizione. Noi faremo una mappatura del territorio per vedere quanti sono effettivamente gli spazi non utilizzati. Cercheremo inoltre di rallentare la veloce esecuzione degli sfratti che la legge Lupi sta imponendo, intervenendo coi servizi sociali per le situazione di disagio più grave, ossia per le persone malate e per le mamme sole con bambini. È importante anche avviare una collaborazione con la polizia perché possa comprendere le situazioni reali e allungare i tempi dello sfratto esecutivo.

Propone quindi l'opposto di ciò che si auspica la candidata del centrodestra Monica Picca che mira al pugno duro verso le occupazioni e sui centri di accoglienza.

Certo perché é la costituzione che ci dice di farlo, noi non stiamo inventando nulla. È la costituzione che incoraggia a far sì che le persone abbiano una loro dignità e perché ce l'abbiano sono necessari una casa, un lavoro, la salute e l'istruzione. Noi non diciamo cose di destra o di sinistra: noi diciamo cose che sono costituzionali.

E riguardo all'accoglienza dei migranti qual è il suo punto di vista?

I centri di accoglienza sono centri emergenziali di passaggio, non di residenza. Rispondono a un'esigenza reale, cioè ad assicurare che nessuno muoia di freddo durante l'inverno. In qualche modo si salva loro la vita per poi avviare un progetto che dall'accoglienza di emergenza li porti ad avere una vita normale. Per gli immigrati seguiamo quelle che sono le leggi dello stato. Innanzitutto sono persone. E a queste persone non serve essere messi in un campo di concentramento peggio di un carcere, ma serve essere messi in una condizione di integrazione. Questa può avvenire con un programma di accompagnamento che operi una distinzione tra i rifugiati politici, i cittadini comunitari in difficoltà, e tutti coloro che probabilmente andranno invitati a tornare alla loro patria perché non ci sono le condizioni legali per ospitarli. L'accoglienza va fatta tenendo conto della disponibilità di posti che ci sono in tutta Italia per l'accoglienza. Non dev'essere fatta un'accoglienza di massa perché altrimenti non terremmo conto della persona, ma solo della categoria e del numero.

Il presidente onorario della Federazione Antiracket Italiana Tano Grasso ha annunciato pubblicamente di schierarsi al suo fianco come consulente sul tema della legalità e della trasparenza amministrativa. Qual è il vostro piano?

Innanzitutto la trasparenza: vogliamo che tutte le decisioni che prendiamo riguardo ai bandi e agli affidamenti che ci verranno proposti - e che noi stessi cercheremo di fare per primi - siano trasparenti seguendo il protocollo d'intesa che abbiamo sottoscritto con l'Associazione da sud. Seguendo questo accordo, i Municipi si impegnano a rispettare un codice deontologico comune nei confronti della mafia e del racket. Trasparenza e legalità: ecco cosa dobbiamo mettere in atto.

Cosa serve per combattere la mafia in questo territorio?

Serve mettere un argine, perché ora come ora hanno terreno libero. Noi ricominceremo daccapo. Se ci pongono condizioni corruttive porremo l'argine del “no”. La partecipazione dei cittadini sarà fondamentale perché l'unità e il confronto coi cittadini è esso stesso un argine umano nei confronti dell'avanzare della mafia. La mafia avanza laddove i cittadini e le istituzioni lasciano un vuoto. Quel vuoto loro lo riempiono qualche volta anche con una certa mentalità che risulta benefattrice: “Lo stato non vi dà un lavoro, ci pensiamo noi”. Ma in che modo? Lavoro nero, lavoro criminale.

Lei punta molto ai giovani, come?

Terremo in particolare considerazione i giovani per quanto riguarda le risorse naturali del territorio, per gli orti urbani che vorremmo aprire, per le cooperative che si potrebbero istituire. E anche per quanto riguarda la custodia delle aiuole, dei parchi e delle spiagge libere, dove potrebbero entrare cooperative ed associazioni condotte dai giovani, con volontà inclusiva. E poi progetti nelle scuole dove vorremmo aprire un discorso di partecipazione alla vita politica e sociale.

La prima cosa che farà in caso di vittoria?

Aprire il Municipio perché tutti possano entrare e partecipare. Il nostro fiore all'occhiello sarà il bilancio partecipato come simbolo, ma vorremmo addirittura una politica partecipata. Le decisioni che prenderemo, le prenderemo dopo aver ascoltato i cittadini e i loro suggerimenti, per individuare i bisogni più urgenti.

Come pensate di risolvere le criticità di Castel Fusano?

Vorremmo partecipare al piano di manutenzione e di prevenzione, ossia a quel tavolo tra Regione, Comune e demanio nel quale il Municipio X non è stato mai invitato. Entrare in questo comitato di gestione significherebbe far ascoltare la voce di chi questo territorio lo vive giornalmente, per prendere decisioni concertate e non predisposte a tavolino, dall'alto. Un secondo punto importante per la Pineta è la frequentazione di questo luogo: creare dei percorsi turistici in modo che la partecipazione scoraggi i piromani. Rendere viva la Pineta, insomma.

E per il dissesto ideogeologico?

Punterei sulla manutenzione quotidiana dei tombini e di tutto ciò che riguarda la planimetria urbanistica del territorio per poi occuparmi anche dei progetti che creino caditoie per l'acqua, dato che quelle naturali non ci sono più a causa del cemento.

Un appello ai cittadini?

Venite a votare. Andiamo a votare tutti con un atteggiamento di speranza. È proprio questo che vogliamo portare al Municipio grazie al Laboratorio Civico X. La speranza è l'unica possibilità.

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