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Roma
Elezioni Roma, confronto dei candidati su Sky: televoto premia Raggi

di Marco Zonetti


Tutti contro una e Raggi contro tutti. Su SkyTg24 si consuma l'attesissimo confronto televisivo fra i cinque candidati a sindaco di Roma e, dopo un inizio pacato all'insegna del fairplay generale, è presto evidente che la nemica da battere è una sola: Virginia Raggi, la più privilegiata dal discutibile format della trasmissione che lascia poco spazio ai contenuti e premia la comunicazione in stile slogan, la stessa che la rappresentante dell'M5S stigmatizza più volte nel corso della diretta.
Ed è proprio questo elemento a penalizzare gli altri quattro concorrenti: il pochissimo tempo a disposizione per le risposte non permette di sviscerare approfonditamente i programmi e le intenzioni dei candidati e tutto si gioca invece sulla comunicazione non verbale, sulla prossemica, financo sulle smorfie e le mossette. Troppo poco per farsi un'idea precisa dell'effettiva capacità e affidabilità di un futuro sindaco. Ma veniamo all'analisi della performance dei cinque candidati, in rigoroso ordine alfabetico.

Dal confronto televisivo Stefano Fassina, candidato di Sinistra Italiana, viene fuori con le ossa rotte. Giacca, camicia bianca e cravatta rossa, è visibilmente emozionato, impacciato, poco convinto, si perde spesso in divagazioni che gli impediscono di esporre a dovere le sue proposte per Roma e, più volte, offre sul piatto d'argento l'assist alla Raggi (addirittura copiandone la scelta dei vocaboli) e indirettamente a Giachetti, che esce decisamente rafforzato dall'interazione con il suo “rivale” a Sinistra. Fassina sembra insomma affrontare il cimento come un grillino della prima ora, con una certa buona volontà ma con scarsa padronanza del mezzo e dei tempi televisivi, e i suoi modi pacati gli impediscono di prevaricare sugli avversari senza però guadagnarne in assertività, finendo decisamente in ombra rispetto agli altri.

Roberto Giachetti può invece ritenersi soddisfatto dalla sua prova. Disinvolto, sorridente, sereno, in una parola rassicurante, il candidato sindaco del PD è quello che – per via del caso Marino-Renzi – avrebbe più da temere dal confronto con gli altri, e invece se la cava, riscattando in poche ore di diretta una campagna elettorale non mediaticamente eclatante. Rispettoso degli avversari, poco retorico, mai demagogico, Giachetti si rivolge direttamente agli elettori che mostra di rispettare nel profondo. Pur risultando preparato, sicuro di sé e competente, è televisivamente ostacolato da un aplomb che gli impedisce di rubare la scena agli avversari (come nel botta-risposta con la Raggi nel difendere la propria onorabilità), e potrebbe quindi non convincere quegli (spettatori) elettori più attenti all'estetica e meno all'etica. L'ipotesi ballottaggio, in ogni caso, non è remota.

Pur senza brillare, Alfio Marchini non esce sconfitto dal confronto, cui si sottopone con il suo disarmante sorriso d'ordinanza riuscendo tuttavia a non apparire mai stucchevole. È determinato, autorevole e, a differenza dei primi tempi della sua campagna, spesso agguerrito, soprattutto contro la Raggi, che gli rinfaccia l'assenteismo in Consiglio Comunale. Malgrado la dizione non impeccabile – che però può intaccare a suo favore l'immagine di “uomo che non deve chiedere mai” umanizzandolo – e qualche divertente scivolone sui vocaboli, dimostra di non essere soltanto un bel viso ma di avere comunque una certa competenza e un sincero desiderio d'impegnarsi per Roma. Il milione di euro dichiarato non gioca certo a suo favore, ma in un paese in cui per vent'anni ha governato un multimiliardario (ora suo alleato) potrebbe non rappresentare un deterrente.

Giorgia Meloni non sfigura certo, è la candidata che conosce meglio i tempi televisivi e che più sa sfruttarli a suo vantaggio. Marziale comeun gladiatore, ferrea e rigorosa in alcuni momenti – in primis contro la Raggi, di cui smonta sapientemente pezzo per pezzo i mantra immacolati – in altri si abbandona a risate e battute. Ma basta guardarla negli occhi per capire che qualcosa stride. Il suo sguardo pare infatti essere altrove e tradisce una certa insofferenza, quasi la Meloni volesse con tutta se stessa essere a mille miglia di distanza da quello studio. La candidata di Fratelli d'Italia appare infatti sottotono rispetto alle performance cui ci ha abituati in questi anni. Come se non volesse spiccare troppo, convincere troppo, piacere troppo, quasi a conferma delle voci che la vogliono non intenzionata a vincere.

Virginia Raggi è la più corteggiata dalle telecamere di Sky, una televisione molto ben accolta negli ambienti pentastellati anche in tempi di tolleranza zero con Tv e carta stampata. Inquadrata spessissimo a svantaggio degli altri candidati, si abbandona di continuo a sguardi ammiccanti, smorfie, sdegnati cenni del capo e a commenti con cui interrompe gli avversari – l'unica a farlo – tanto da far pensare a una sorella minore di Daniela Santanchè. L'addestramento della task force capeggiata da Rocco Casalino traspare dalla prossemica e dalla modulazione della voce, che condivide con le pentastar più gettonate, in primis Alessandro Di Battista. Lontana anni luce dagli impacciati grillini degli esordi, la Raggi ripete sapientemente gli slogan pentastellati di onestà e trasparenza – salvo poi stigmatizzare più volte chi usa gli slogan – e imposta la sua prova sull'attacco agli altri partiti glissando spesso sulle sue effettive proposte per cambiare la Capitale. Contenuti non pervenuti, ma secondo gli spettatori di Sky è lei a stravincere il confronto con il 43 % dei consensi, più del doppio del secondo classificato Roberto Giachetti, dimostrandosi – lei o chi per lei – oculata nella scelta di fuggire dalle altre occasioni d'incontro pubblico con gli avversari.
Il popolo della rete, insomma, non l'ha abbandonata promuovendola a pieni voti. Ora si tratta di vedere se avrà lo stesso successo con il “popolo delle urne”, ben più imprevedibile e sfuggente. E, in ultima analisi, determinante per le sorti di Roma.

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