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Roma
Eredità Sordi, “nessun raggiro ai danni di Aurelia”: assolti i 9 imputati

Alberto e Aurelia Sordi, guerra per l'eredità. Assolti i 9 imputati finiti in tribunale con l'accusa di circonvenzione di incapace e ricettazione ai danni della sorella dello storico attore romano.

 

"Il fatto non sussiste", termina con l'assoluzione il primo grado di giudizio di un processo lungo e controverso. Tra gli imputati, accusati di aver raggirato Aurelia Sordi, anche l'ex autista di Alberto Arturo Artadi. Morta a 97 anni il 12 ottobre 2014, il patrimonio di Aurelia era finito al centro del contendere per una donazione di 2,3 milioni fatta al personale di servizio. Un gesto compiuto, secondo l'accusa, quando l'anziana era già  incapace di intendere e di volere.

 

Il caso giudiziario era scoppiato grazie a Umberto Catellani, direttore della Banca Popolare di Sondrio di via Cesare Pavese, dove la signorina Aurelia Sordi gestiva da anni personalmente diversi rapporti bancari, ad eccezione di uno più piccolo che usava per le spese di routine della villa. A quel conto potevano accedere periodicamente, e con firma congiunta, solo Antonio Chiani (figlio della cameriera storica di casa Sordi che ha contribuito con la sua testimonianza alle indagini della Procura) e Artadi. Nel gennaio 2013 invece solo Artadi si presentò allo sportello, senza passare per Catellani, per consegnare la procura speciale che gli dava di fatto poteri illimitati nella gestione dei beni immobiliari e dei conti di Aurelia Sordi. Da qui la decisione del direttore della banca, amico di vecchia data dell'attore, di segnalare il caso al tribunale civile che poi ha girato il fascicolo alla Procura.

Secondo il pm Albamonte, Artadi avrebbe cominciato a maturare l'idea di mettere le mani su buona parte dell'ingente patrimonio di famiglia soltanto dopo aver scoperto che il testamento sottoscritto da Aurelia nel 2011 davanti al notaio Alfredo Maria Becchetti lo escludeva di fatto come beneficiario al pari di tutti gli altri collaboratori.

Una decisione, quella del giudice Maria Elena Mastroianni, che di fatto convalida il testamento a favore della Fondazione Museo Alberto Sordi: “Sfido chiunque, alla luce di questa sentenza, a sostenere che il testamento a favore della Fondazione che io rappresento non fosse valido”, ha commentato l'avvocato Nicoletta Piergentili, legale di parte civile per conto della Fondazione Museo.

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