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Roma
Ex Ipab S. Alessio: case di pregio vendute a Roma, spariti 4,6 mln di euro
Immobili ex Ipab a Roma

Roma, ex Ipab Sant'Alessio, che fine hanno fatto i proventi della vendita del patrimonio immobiliare finalizzato all'assistenza dei non vedenti? Parliamo di oltre 4,6 milioni di euro che sarebbero dovuti comparire in bilancio e che invece sembrano volatilizzati.

Nei giorni scorsi la trasmissione di Mediaset “Fuori dal Coro”, diretta da Mario Giordano, prendendo spunto dai miei articoli pubblicati su Affaritaliani.it ha un fatto un servizio sulla gestione non proprio brillante del patrimonio del S. Alessio. Tra le altre cose nel servizio si vede la giornalista che chiede al rappresentante dell’ente, dimissionario, di sapere che fine hanno fatto i soldi dei proventi della vendita di numerosi immobili per 4,6 milioni di euro, senza ricevere nessuna risposta.

Questa domanda ancora mi rimbomba nelle orecchie ed è quella che mi faccio da tempo e alla quale credo sia giusto e doveroso che la Giunta regionale, che ha il compito della vigilanza, dia una risposta.

Ecco allora un breve riassunto di quanto scritto negli articoli precedenti.

A partire dal 2017 l’Ipab S. Alessio decide di affidare la gestione dell’immenso patrimonio che possiede, circa 650 immobili, il casale di S. Pio V e una tenuta a Siena, a una sgr privata invece che al fondo immobiliare pubblico che la Regione ha costituito con l’Invimit, società del ministero dell’economia e delle finanze. Valutazione del patrimonio pari a 220 milioni di euro quando a mio parere il suo valore reale è di oltre 800 milioni.

Prima del 2017 incassi per 4 mln l'anno, poi nulla

Perché l’Ipab decide di affidare la gestione del patrimonio a una sgr privata invece che a un fondo pubblico come gli chiede la Regione? Qualcuno può rispondere a questa domanda? Dal 2017 ad oggi l’Ipab, una volta affidato il patrimonio alla sgr, non riceve un euro dagli affitti del patrimonio, quando solo qualche anno fa l’ente incassava dagli affitti quasi 4 milioni l’anno. In 6 anni l’ente avrebbe incamerato circa 24 milioni di euro.

L’Ipab, avendo problemi di cassa, riceve dalla sgr un anticipo delle cedole di 25 milioni di euro, di fatto un indebitamento perché quella somma va restituita, tanto che gli uffici vigilanti della Regione hanno obbligato l’Ipab a prevedere accantonamenti annuali,. A leggere l’ultimo bilancio si evidenzia un disavanzo di esercizio al 31.12.2022 di circa 5 milioni di euro. Come si fa a dire che l’operazione di affidare la gestione del patrimonio alla sgr è stata un fatto positivo con questi numeri?

Il contenzioso con la Link Campus

Nel conferimento del patrimonio alla sgr è finito anche il casale s. Pio V affittato dal S. Alessio alla Link campus per 25 anni e con la previsione di un fitto di 840.000 euro l’anno per il triennio 2017/2019 e di 1.200.000,00 dal 2020 in poi. Quindi agli introiti del patrimonio del passato di circa 4 milioni l’anno vanno aggiunti questi del Casale San Pio V, che prima non era affittato. Per i primi tre anni l’ente ha incassato solo una parte dei 2,5 milioni di euro e si era aperto un contenzioso tra la Link e l’Ipab di oltre 700 mila euro. È possibile sapere che fine ha fatto il contenzioso e se quanto dovuto dalla Link sia stato incassato dall’ Ipab o meno?

La grande "svendita" del 2019

Nel 2019 l’Ipab viene autorizzata a vendere una parte del patrimonio per circa 15 milioni di euro. Nella relazione degli uffici competenti della Regione, consegnata alla Pisana il giorno del question time sull’interrogazione del consigliere Tripodi, si legge che al 31.12.2022 la sgr ha comunicato di aver venduto beni (appartamenti in via Montecristo, via Giovanni Branca etc) per circa 4,6 milioni di euro rispetto ai 17 milioni autorizzati, anche se non é chiaro se siano stati venduti altri immobili oppure meno.

L’autorizzazione alla vendita fu data dalla competente direzione inclusione sociale in virtù della legge regionale n. 2 del 2019 che, all’articolo 17 comma 4, prevede le modalità di alienazione degli immobili recependo letteralmente la vecchia normativa. Dice la legge regionale che le “alienazioni del patrimonio disponibile delle Asp sono consentite solo previa autorizzazione della struttura regionale di vigilanza. L’Asp presenta una proposta di alienazione con una perizia giurata del valore di mercato con una relazione tecnica attestante le finalità della vendita, in altri termini occorre dichiarare le finalità di investimento dei proventi che devono essere assistenziali o di utilità sociale con esclusione di ogni forma di investimento in titoli speculativi o azioni o strumenti finanziari derivati.

Le vendite per legge vincolate a finalità di pubblica utilità

Questo significa che la vendita del patrimonio è vincolata a “finalità di pubblica utilità e a progetti di investimenti per finalità assistenziali o di utilità sociale”. Nella nota degli uffici della giunta presente alla Pisana si legge che la sgr, con i proventi della vendita, sta provvedendo a regolarizzazione edilizie di numerosi immobili dell’Asp e a lavori di ristrutturazione di alcuni stabili. Non ci sono cifre e non viene riportato quanto speso e sarebbe opportuno che l’ufficio vigilante chieda questi dati perché vox populi dice che siano stati spesi poche centinaia di migliaia di euro a fronte di milioni incassati.

Nella stessa relazione c’è poi un inciso interessante che dice che sulla base del “regolamento del fondo gli introiti dalle alienazioni possono essere destinati anche ad investimenti finanziari, onde non trattenere liquidità. Se fosse avvenuto quanto scritto incidentalmente sarebbe grave perché gli enti pubblici non possono investire in strumenti finanziari, cosa vietata anche dalla legge regionale. Dunque, la quasi totalità dei proventi della vendita sono finisti nel calderone della gestione del fondo, ma questo patrimonio è dell’Asp che deve essere messo a frutto per aumentare i servizi. Tutto questo è di una gravità inaudita che avrebbe dovuto indurre il vigilante a intervenire tempestivamente.

La Giunta Regionale di Riocca vada a fondo sulle responsabilità

So che la giunta regionale, a seguito delle dimissioni dei vertici dell’Ipab, si sta apprestando a nominare il commissario dell’Asp. Mi auguro che non ci si limiti a un semplice restyling ma si arrivi all’azzeramento di tutto il management andando fino in fondo alla ricerca di quello che è successo. Mi auguro infine che il commissario abbia il mandato di revocare l’accordo con la sgr o almeno di rivedere un contratto che si è rivelato accordo “capestro” per l’Ipab.

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