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Roma
Ex Mafia Capitale: un romanzo criminale che ha consegnato Roma all'M5S

di Patrizio J. Macci

Ei fu, ovvero Mafia Capitale non fu. Come il giudice che durante una partita di tennis corregge e ribalta il giudizio su una palla, così la Suprema Corte ha fiammeggiato dal palazzo utilizzato anche da Orson Welles per la realizzazione della sua versione de Il processo di Kafka. Ha annullato senza rinvio, nessuna ulteriore moviola. Ci sarà solo un ricalcolo tecnico delle pene per i condannati e la cancellazione della parola “mafia” dai curriculum.

La definizione Mafia Capitale, presente sul motore di ricerca google nell’area di lingua italiana mentre scrivo questo articolo con quasi 11.000.000 di citazioni, è dunque un’invenzione linguistica. Come il “cemento depotenziato” o i ristoranti che si fregiano dell’etichetta “a chilometro zero”. Nulla toglie però la cancellazione dell’articolo 416 bis alla rilevanza criminale dei fatti storici. Salvatore Buzzi e Massimo Carminati sono stati a capo di un sodalizio criminale in grado di generare il più grave Romanzo Cintercettazioni, riminale, e scandalo dai tempi della Banca Romana. La quantità di commenti, illazioni, i fiumi di inchiostro (anzi di caratteri ascii bulinati sul web) spesi durante i tre gradi di giudizio sono paragonabili solo a quelli consumati durante gli eventi che afflissero la Capitale nel 1892. Sospinta da un fiume di intercettazioni, immagini, galleggiando sulla benzina di una pompa di Roma nord una marea fangosa ha avvolto la città di Roma prima che il verdetto fosse definitivo. 

Il Movimento 5 stelle è la forza politica che ha cavalcato l’onda degli eventi raggiungendo risultati che forse non avrebbe mai segnato in condizioni normali, quella che ne ha giovato e che ora vede il suo sindaco eletto a furor di popolo avviluppato come un gatto impigliato nel gomitolo di lana che tanto ha bramato. Una nemesi sottile e perversa. Sostituita una classe politica è rimasto il vuoto al governo della città. Il sistema era marcio, questo è un dato di fatto innegabile e i soggetti arrestati non erano certo “quattro zozzoni” che giocano intorno a un tavolo come i protagonisti de “L’audace colpo dei soliti ignoti”. Ma Roma non è un covo di mafiosi, piuttosto un corpaccione gigantesco nel quale l’infiltrazione del crimine avviene con maggiore facilità.

A Roma era presente in maniera massiccia e pervasiva, specie nell’ambito del recupero sociale dei carcerati e del mondo cooperativo, una diffusa tendenza pratica alla corruzione di funzionari, imprenditori, manager che ruotavano intorno al bilancio pubblico del Comune. E di conseguenza ingordigia, mezzi truffaldini, pubblici ufficiali e funzioni pubbliche piegate, con le buone e con qualche elemento di grottesca e ruspante intimidazione imperavano. Il tutto a scopi di rimpinguamento sociale delle cooperative, a scopi di potere e di arricchimento privato di conti bancari e per mantenere un tenore di vita personale spesso fuori controllo.

Niente morti, niente armi, niente “famigghie”, nessun rito di iniziazione se vogliamo dar retta agli studiosi. Il resto è roba da serie tv sciorinabili su Netflix. Un Romanzo Criminale bis bell'è pronto per un libro e una sceneggiatura televisiva.

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