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Roma
"Facebook discrimina Mussolini", la nipote del Duce denuncia la censura social

"Facebook discrimina i Mussolini". Rachele Mussolini, consigliere comunale di Roma e nipote del Duce, si scaglia contro il noto social network: "Censurati per colpa del cognome".

 

 

Figlia del jazzista Romano Mussolini, terzogenito di Rachele Guidi e Benito Mussolini. In difesa di un cognome tanto importante quanto ingombrante si schiera Rachele Mussolini, consigliere comunale di Roma con la lista civica "Con Giorgia", che accusa Facebook di discriminare il nome di famiglia. "L’atteggiamento discriminatorio che una piattaforma come Facebook continua ad adottare nei confronti del cognome Mussolini e di coloro che lo portano è semplicemente vergognoso e deprecabile", accusa la consigliera. A far esplode il "caso" la censura subita dal cugino Caio Giulio cesare Mussolini, che, nel tentativo di aprire una propria pagina Facebook, si è visto respingere il nome scelto; ovvero il proprio.

 

"Sono indignata e molto amareggiata per quanto sta continuando ad accadere nei confronti della mia famiglia - prosegue Rachele - L’ennesima riprova del fatto che si viene censurati solo perché ci si chiama Mussolini, come accaduto del resto anche a me quando, a fine luglio, ho commesso l’imperdonabile errore di ricordare con un post mio nonno Benito in occasione del suo compleanno. Voleva essere soltanto un modo come un altro per dimostrargli il mio affetto e per festeggiare, da nipote, un giorno speciale. Ma facebook non ha gradito, ha cancellato il mio post e mi ha anche bloccato il profilo .”
 

 “Il cognome Mussolini, secondo la polizia di pensiero messa in piedi dal social network di Zuckerberg, è una parola non consentita - conclude - Peccato, però, che la stessa regola non valga per Lenin, Stalin o Pol Pot. Forse qualcuno dovrebbe spiegarci, una volta per tutte, perché vengono adottati due pesi e due misure. Soprattutto considerato che, così facendo, Facebook è tutt’altro che politically correct e si rivela assolutamente dannoso per la democrazia”, conclude Rachele Mussolini.

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