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Roma
Fiumicino perde Guido Pisicchio, il ristoratore che osò deridere i vegani

di Fabio Carosi

 


L'ho conosciuto nel 1989, quando fu vittima di una rapina da parte di due balordi che entrarono armati nel suo ristorante di Fiumicino e lo costrinsero a cedere l'oro che ornava collo, braccia e mani e che, insieme alla sapienza della sua cucina e alla fissazione per il pesce fresco, lo aveva fatto diventare famoso. Neanche fosse stato l'Anno Santo, il giorno dopo Guido Pisicchio trovò una cassetta davanti l'ingresso del ristorante di via delle Ombrine che custodiva buona parte di ciò che gli era stato sottratto.

 


Un gesto di qualche amico allora potente davvero, che aveva voluto rendere omaggio in stile “liturgico” alle gentilezze gastronomiche di un uomo che aveva fatto di lavoro, famiglia e rapporti con i clienti un modus vivendi. Ora non c'è più. Il mostro che si chiama cancro l'ha portato via alla sua famiglia e al suo lavoro in una battaglia a perdere che è durata tre mesi.

Guido Pisicchio era diventato sinonimo di buona cucina, un super ambasciatore di quella realtà gastronomica che ha costruito la fama di Fiumicino come luogo ideale per gustare la risorsa del mare. Sempre sorridente, apparentemente menefreghista e goliardico spaccone, ostentava la sfacciata sicurezza tipica della veracità, in netto contrasto con la gentilezza con la quale accoglieva clienti e amici. Se poi erano donne e di qualsiasi età, ostentava sì, ma modi da perfetto gentleman inglese.
L'ultima volta l'ho visto in una calda serata del giugno scorso. Mai domo, mai stanco di raccontare la sua storia di successo e il suo amore per il mare e per il pesce, non finiva mai di ripetere che nel suo ristorante la parola “fresco” era un vangelo che osservava ogni mattina, scegliendo personalmente ogni “pezzo” che sarebbe finito in padella o al forno.


Ma il suo “essere unico” lo aveva portato a difendere la tradizione onnivora di fronte alla tendenza dilagante vegan. Celebre la sua performances nel corso di uno scherzo telefonico di Radio 105, durante il quale osò sfidare il mondo vegano e i suoi parossismi, chiudendo la porta in faccia del suo locale “a chi veniva solo per sporcare le tovaglie”. La sua “esibizione” è ancora un video/audio cult della rete e utilizzato ogni volta che si vuole deridere la quasi religione vegana. Ma Guido Pisicchio era così: irriverente persino coi politici che facevano a gara a sedersi nel suo ristorante, figuriamoci coi calciatori le cui foto erano appese ai muri come in un album delle figurine. E guai a chi non c'era.

Sessantasette anni, lascia la moglie Elena e i figli Fabrizio, Raffaella e Elisabetta e i suoi adorati nipoti. I funerali di Guido Pisicchio saranno celebrati mercoledì alle 11 nella chiesa di Santa Maria Porto della Salute in via di Torre Clementina. Accanto a quel fiume e a quel mare che gli hanno dato la vita e il lavoro.

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