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Roma
Gemelli, il trapianto di reni “impossibile” ora è realtà. Migliaia in attesa

Trapianti di reni da donatore vivente con gruppo sanguigno incompatibile: ora è possibile e al Policlinico Gemelli ne sono stati gìà effettuati sei.

 

 

La tecnica d'avanguardia sviluppata in Giappone prevede la "ripulitura", prima del trapianto, del sangue del paziente in speciali filtri per rimuovere gli 'anticorpi antigruppo' presenti, ed è utilizzata solo in pochi centri in Italia.
Fino ad oggi l'Unita' Operativa Trapianti di rene del Policlinico Gemelli, diretta da Franco Citterio ha operato sei trapianti ed altri quattro sono in preparazione. Nel Lazio lo scorso anno si sono eseguiti 42 trapianti da donatore vivente, il 15,4% di tutti gli analoghi trapianti eseguiti in Italia. I primi sei pazienti trapiantati con l’innovativa tecnica stanno bene e presentano un'ottima funzione renale.
Roberto Palumbo, Direttore dell'area medica e del reparto di nefrologia e dialisi dell'ospedale S.Eugenio di Roma, ha scelto affaritaliani.it per spiegare il percorso medico.

Professore cosa prevede questa tecnica e come si "lava" il sangue non compatibile?

“Fino a pochi anni fa l’incompatibilità di gruppo sanguigno tra il potenziale ricevente di rene e il potenziale donatore vivente rappresentava un ostacolo insormontabile nell’iter trapiantologico. Oggi esistono delle possibilità e una di queste consiste nel trapianto ABO incompatibile, previa rimozione dal sangue del ricevente degli anticorpi diretti contro il gruppo sanguigno del donatore. Le metodiche di desensibilizzazione sono basate su alcune tecniche di separazione e sull’utilizzo di nuovi farmaci immunosoppressori (tacrolimus, rituximab, micofenolato mofetile). Le tecniche aferetiche (rimuovere dal sangue una o più componenti) più comunemente in uso per rimuovere gli anticorpi anti-A o anti-B e per prevenire il loro ritorno dopo il trapianto sono la plasmaferesi standard, (quando viene separato il plasma dalle altre componenti del sangue) e quella a doppia filtrazione e l’immunoadsorbimento selettivo che appare più efficiente e sicuro poiché rimuove quasi esclusivamente gli anticorpi gruppo specifici prevenendo, quindi, i disordini coagulativi e le alterazioni plasmatiche. La procedura prevede l’utilizzo di colonne di uno speciale materiale capace di adsorbire selettivamente tali anticorpi nel corso di sedute di circolazione extracorporea, per molti aspetti simili a quelle dell’emodialisi, su apparecchiature dedicate oppure durante sedute di plasmaferesi tradizionale. Quando il tasso anticorpale scende al di sotto di un determinato valore, il trapianto può essere eseguito”.

I trapianti con questa tecnica offrono la stesse garanzie di quello da donatore compatibile?

“I dati della letteratura indicano che la sopravvivenza a lungo termine dell’organo e del paziente è sovrapponibile a quella ottenuta nel trapianto ABO-compatibile”.

Nel Lazio oltre al Gemelli in quali altri ospedali si pratica il trapianto ABO-incompatibile?

“La diffusione dei programmi di trapianto renale ABO-incompatibile (ABOi) nel mondo ha ampliato le opportunità di ricevere un trapianto renale rispetto al passato. In Italia questa pratica si sta sviluppando con un certo ritardo rispetto ad altri paesi Europei. Di fatto, alcuni Centri Trapianto Italiani hanno di recente avviato programmi di trapianto renale con queste tecnica, mentre la maggior parte dei rimanenti appare riluttante a intraprendere questa iniziativa. Il trapianto ABO-incompatibile ha infatti un costo aggiuntivo di circa 20000-36000 euro. Il maggior costo è da porre in relazione alle sessioni di aferesi, a un prolungato ricovero del paziente, alla titolazione degli anticorpi e alla terapia immunodepressiva necessaria anche nella fase pre-operatoria”.

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