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Roma
Giunta Raggi, la base dell'M5S in rivolta contro lo staff dei garanti

di Tommaso Caldarelli *


Sembra che le notizie dall’assemblea generale dei Tavoli Tecnici e Tematici del Movimento Cinque Stelle di Roma siano giunte alle orecchie della sindaca della Capitale, Virginia Raggi; e sembra che la prima cittadina abbia accolto quanto si è discusso al numero 9 di via San Sebastiano lunedì mattina con una certa dose di sollievo. “Virginia si sente accerchiata”, mi dice al telefono un esponente di peso del Movimento a Roma:“Quello che stiamo facendo”, continua, “è importante”. L’intenzione – esplicita – di chi ha convocato lo scorso 4 luglio parti importanti della base dei Cinque Stelle romani è quella di riequilibrare il peso che finora ha avuto il “mini-direttorio”, il cosiddetto staff di garanzia che è ufficialmente composto da Roberta Lombardi, Paola Taverna, Gianluca Perilli, Massimo Castaldo, sulle scelte della giunta e dell’amministrazione capitolina, che le cronache giornalistiche hanno descritto come strangolata fra i giochi di corrente interni.
Una sala gremita fin dal primo mattino di un giorno feriale, oltre 130 esponenti del Movimento romano fra mattina e pomeriggio, interventi che si sono susseguiti in un ordine del giorno variegato: un successo inaspettato anche per gli organizzatori. A parlare dovevano essere i soli rappresentanti dei Tavoli tematici, a nome dei tavoli stessi; in più occasioni gli esponenti hanno invece parlato più che altro a titolo personale. L’intervento iniziale è stato pronunciato da Francesco Sanvitto, un nome che varrà la pena iniziare a conoscere: attivista dal 2007, nome “di peso” del Movimento romano, definito “militante apprezzato da tutti a Roma” dall’informatissimo Jacopo Iacoboni sulla Stampa, Sanvitto è il coordinatore del potente tavolo tematico Urbanistica del Movimento.

Dopo le elezioni, mi racconta, ha iniziato a pensare che “le cose non stessero più funzionando” e, dialogando con gli altri responsabili dei Tavoli Tecnici comunali, ha pensato che fosse il caso di convocare un’assemblea generale che si è, appunto, tenuta lo scorso lunedì in zona Appia Antica: tutti i consiglieri eletti al Comune di Roma sono stati invitati, l’unica che si è presentata è stata Gemma Guerrini, militante del tavolo tecnico Cultura e ora eletta in commissione Scuola.

La riunione è stata convocata con una mail interna dai toni infuocati che ho potuto leggere in forma riservata. Da un lato, scrive chi ha convocato l’assemblea dei tavoli, c’è chi negli ultimi “due anni ha, con lavori di gruppo territoriali e tematici”, costruito il Movimento Cinque Stelle a Roma; dall’altro “i portavoce parlamentari, i loro assistenti, lo staff di comunicazione” che si sarebbero “impadroniti della campagna elettorale romana” creando“malcontenti e disguidi” riguardo sopratutto “la composizione del programma elettorale”; nella mail si sottolinea l’esigenza“indispensabile di stabilire procedure per la partecipazione dei cittadini al governo” evitando “sia deleghe in bianco, sia deleghe autoattribuite” soprattutto in favore di “pletore di questuanti che sono già alla ricerca di ruoli e di posti” nella nuova amministrazione
Le perplessità dei partecipanti, ascoltate in discorsi informali fuori dalla sala, si rivolgevano sopratutto alla cosiddetta “task force” che ha curato la campagna elettorale per Virginia Raggi sindaco: “Chi l’ha eletta? Nessuno. Si è autogenerata tipo le divinità”, ha detto qualcuno. “No, no, mica parzialmente”, mi dice un componente del tavolo tecnico Mobilità: “I tavoli tematici sono stati completamente esautorati dalla campagna elettorale. Ti faccio un esempio: ricordi la proposta della funivia di Casalotti? Ecco, l’idea era circolata e noi del tavolo avevamo fatto presente che c’erano, come dire, varie perplessità: alla fine ce la siamo ritrovata comunque nel programma per il Movimento al Comune. Chi l’ha deciso? Non certo noi”. Ma tanto, aggiunge qualcun altro, “ho visto le statistiche di download del programma di Virginia Raggi: sono ridicole. Non l’ha letto nessuno”.

Qualcosa da leggere, alla riunione, di certo c’era: a tutti i partecipanti è stata consegnata una scheda di votazione, che sono in grado di pubblicare. Una scheda che non aveva alcun valore vincolante, che ha dato luogo a più di una polemica durante il dibattito fra i Tavoli tecnici e che, anticipo, è stata poi accantonata perché ritenuta “inopportuna”. Ma che ci dà comunque la percezione dello stato del dibattito interno al Movimento Cinque Stelle.
La proposta più dirompente è chiaramente la prima: ogni tavolo tecnico individui due componenti che dovranno essere inseriti nella struttura organica dell’amministrazione – stipendiati – come membri degli staff assessorili. “No, io non sono d’accordo, così è troppo”, mi dice un altro esponente storico del Movimento romano, uno che mi racconta di quando le riunioni a Cinque Stelle nel 2008 si facevano “nelle birrerie prima degli orari di apertura”: no, continua, “non è questo il ruolo dei tavoli tecnici. Noi dobbiamo farci interpreti della volontà dei cittadini e portarla, come momento consultivo, ai nostri portavoce perché decidano in autonomia”, sottolinea. Ma anche secondo lui è necessario “porre il problema dei tavoli di lavoro, della base del Movimento. Serve un riconoscimento del nostro lavoro che arrivi, almeno, alla presenza periodica dei consiglieri eletti ai Tavoli tecnici: dovrà esserci un dialogo permanente”.
Insomma, tuonano gli attivisti dal microfono: chi ha scelto gli assessori? Chi sono “questi”? “Molti di loro non sono nemmeno iscritti al Movimento Cinque Stelle”, lamentano qualcuno. La giunta avrebbe dovuto essere composta in altro modo: “L’ottimo sarebbe stato la richiesta di invio dei curricula online, come a Torino; sennò, andava bene anche scegliere la giunta fra gli eletti. Terza possibilità poteva essere quella di sondare i tavoli tecnici per trovare delle competenze: e invece abbiamo dei parlamentari che hanno materialmente scelto le giunte dei municipi, imponendosi come dei padreterni”. Ora serve alla base un qualche strumento di controllo: “Bisogna che il sindaco sia nelle condizioni di rispondere del suo operato. Se tu assessore non attui la linea politica del Movimento Cinque Stelle, forse vai a casa; se tu sindaco non lo mandi a casa nemmeno se te lo diciamo noi, forse io esco dal Movimento”, riassume Sanvitto, sigaretta in mano.
C’è una domanda che, più sento i discorsi, più mi sembra opportuno farmi: quanto pesa questa sala? Quanto è rappresentativa dell’anima del Movimento? Quanto è legittimata a parlare per i Cinque Stelle romani? Mi risponde un giovane attivista del tavolo tecnico Sociale: “Mettiamola così: qui c’è qualcuno con delle buone idee, qualcuno che viene dai tavoli che hanno lavorato bene, qualcuno che viene dai tavoli che hanno lavorato male, e qualche personaggio in cerca d’autore che fa passerella”, mi spiega;“la domanda che mi pongo, però, è un’altra: sai da quando non si riunisce più l’assemblea fisica degli iscritti del Movimento romano?”. No, non lo so: “Da prima delle elezioni del 2013. Una volta avevamo non uno, ma due forum di discussione; poi abbiamo fatto l’opposizione e quei luoghi hanno perso il ruolo di “animazione” che avevano. E la discussione politica è finita nei tavoli tecnici, che ora giustamente reclamano un loro spazio”.
“Ma la domanda è”, continua: “Ci serve o non ci serve uno strumento di organizzazione e di dibattito strutturato da adesso in poi? Come andiamo avanti senza un minimo di procedure?”. Già, le due linee che si affrontano nella base del Movimento sembrano essere queste: la prima, quella dell’entusiasmo; abbiamo vinto, governiamo Roma e i Municipi, fiducia in bianco a Virginia, agli eletti, a chi ha gestito la campagna elettorale – perché evidentemente i risultati parlano chiaro – e festa grande per tutti; la seconda, quella della prudenza: ora è il momento di fare il punto della situazione e darsi un’organizzazione anche minima, per evitare di dare eccessivo peso ai garanti del Movimento- i parlamentari, i comunicatori, le task force –  che starebbero diventando “quasi una segreteria di partito non eletta da nessuno”; e per distinguere “i movimentisti autentici” da quelli che hanno visto il simbolo a Cinque Stelle come “un’occasione”, anche personale, “per coltivare legittime ambizioni”.

La riunione va avanti fino al tardo pomeriggio ed è chiaro a tutti che il documento presentato non sarà votato: all’unanimità però si trova condivisione sul fatto che i gruppi tematici del Movimento debbano “partecipare in qualche modo” ai lavori della Giunta. “Se non con due membri di staff, almeno con un referente permanente che si interfacci con l’assessore di riferimento”, mi spiegano al telefono, giorni dopo l’assemblea: “Anche perché”, continuano, “alcuni assessori hanno già preso contatto, e si sono messi a disposizione, del proprio tavolo tecnico”.


* Tommaso Caldarelli, Lozainoverde.net tommaso.caldarelli@gmail.com

 

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