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Roma
Giunta Raggi nel caos: l'assessore Meleo ha aperto la crisi. Il documento

Altro che parere dell'Anticorruzione per il giudice Rainieri. Dietro il caos che ha sconvolto la Giunta Raggi non c'è neanche un gioco di potere interno tra ”direttorio” e “mini direttorio romano”. La verità sul giorno delle 5 dimissioni c'è una letterina dell'assessore ai Trasporti, Linda Meleo all'Atac, datata 10 agosto, con la quale la ricercatrice della Luiss in tema di Energia, ambiente, liberalizzazioni, privatizzazioni e concorrenza, di fatto esautora l'ex amministratore unico Brandolese e l'ex direttore generale Rettighieri da ogni potere di gestione dell'azienda.

Scrive la trentottenne alla quale Virginia Raggi ha delegato le politiche dei trasporti nella città più complessa e difficile del pianeta dopo Hong Kong e Nuova Delhi: “Egregi, al fine di armonizzare il nostro lavoro, Vi chiedo in caso di cambiamenti da apportare alla macrostruttura aziendale, che il provvedimento predisposto dal competente ufficio, prima che sia reso definitivo, mi venga sottoposto affinché possa valutare e vistare la modifica apportata. Nel ringraziarVi per la collaborazione, Vi porgo i miei più cordiali saluti”. Firmato Linda Meleo.

lettera meleo atac
 


Apriti cielo. La giovane ricercatrice, catapultata nel sistema più complesso che Roma abbia mai generato, con poche righe di fatto ordina ai due manager di via Prenestina di sottoporre ogni modifica gestionale al suo visto, compiendo non solo una ingerenza clamorosa in una società per azioni, ma scavalcando in un solo colpo il collega di Giunta che ha la delega all'Atac come rappresentante dell'azionista e quindi l'ex assessore al Bilancio Marcello Minenna. E questo perché la delega ai Trasporti della Meleo parla chiaramente di responsabilità di indirizzo politico e non di controllo, mentre il codice civile in materia societaria stabilisce chiaramente l'autonomia degli organi gestionali che possono essere rimossi a piacimento sì ma dall'azionista e in durante l'assemblea dei soci. Chiaro è che quella lettera no è rimasta nel cassetto di Rettighieri ma prima è finita sul tavolo di Minenna e poi, visto che non sortiva effetti, è arrivata nella mail del senatore Stefano Esposito, grande sponsor di Rettighieri, che ha aperto di fatto la crisi lasciando capire che un assessore della Giunta Raggi pretendeva di eterodirigere la società e che il suo collega del Bilancio era di fatto esautorato da ogni potere di controllo.

Da qui lo scontro, che poi è degenerato con il parere sulla Rainieri e che ha visto Minenna nell'angolo. Il resto è storia a 5 Stelle ormai consolidata.

Da segnalare che l'atto di imperio dell'assessore Meleo non trova precedenti nella storia recente della gestione Alemanno con le assunzioni di parenti e amici, tantomeno in quella del Pd veltroniano, quando un presidente dell'Atac ordinò invano ad un manager della comunicazione di far leggere un comunicato della Cgil attraverso gli altoparlanti della metropolitana.

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